Campo Parioli

Campo Parioli era, negli  anni Cinquanta , il nome della piana alluvionale sotto Monte Parioli tra via Flaminia e l’altura di Villa Glori, dove ora sorge lo Stadio Flaminio, l’Auditorium e il Villaggio Olimpico.  Dall’inizio del Novecento questa area è vocata allo sport.

Il nome dell’area nacque a inizio secolo quando fu attrezzato un campo per le corse dei cavalli. il Campo Corse Parioli. Qui nel 1911, in occasione dell’Esposizione Universale per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia, fu costruito, su progetto di Marcello Piacentini e Vito Pardo, lo Stadio Nazionale. Nel 1925, sempre su progetto di Piacentini, fu la volta dell’ippodromo di Villa Glori, poi ancora dei campi del Circolo Tennis Parioli e del Cinodromo della Rondinella. Prima c’erano stati il campo di calcio della Romulea e gli impianti della Società podistica Lazio. Nel 1927, su progetto di Piacentini e Guazzaroni, lo Stadio Nazionale fu ampliato e divenne lo Stadio del Partito Nazionale Fascista.

Sempre qui, in vista delle Olimpiadi previste prima per il 1940 e successivamente per il 1944 sarebbe dovuto nascere il Villaggio Olimpico. Come noto quelle Olimpiadi non si fecero mai, come non si poté fare l’Esposizione Universale del 1942, e il Campo Corse Parioli fu occupato da un deposito di mezzi dell’esercito italiano e successivamente dalle truppe americane che ne fecero una loro base logistica e costruirono anche un piccolo aeroporto. Qui i giovani della resistenza venivano a rubare le armi e i romani venivano per acquistare alla borsa nera. Qui un gruppo di donne per la fame assaltarono i magazzini di farina dell’esercito.

Nel dopoguerra le baracche militari sono occupate dagli sfollati e nasce così Campo Parioli, una sorta di bidon-villae che va estendendosi progressivamente con l’occupazione da parte dei senza tetto delle vecchi strutture del Galoppatoio di villa Glori (stalle, tribune, ecc.), smantellato per la costruzione del nuovo impianto di Tor di Valle. C’erano gli sfollati provenienti da altre aree di Roma, come San Lorenzo, e quelli che giungevano da altri luoghi dell’Italia centrale dove la guerra aveva portato distruzione e fame. Alle poche costruzioni in muratura del Campo Dux se ne aggiunsero altre piccole case alzate in una notte per non farsi vedere ed esssere cacciati.Poi arrivarono le baracche di legno con tetti di lamiera fissati con masse e pietre e non mancavano cassoni di camion trasformati in poveri alloggi.

In quel periodo erano molti i villaggi di baracche sorti all’estrema periferia di Roma, tutti scomparsi a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Tra di essi ricordiamo Campo Gordiani, tra la Prenestina e la Casilina, e il Mandrione, sorto tra Casilina e Tuscolana sotto gli archi dell’acquedotto prima di Porta Furba.

foto Campo Parioli nel 1958, in fondo corre via Pilsudski

L’economia del villaggio traeva sostentamento da un grande deposito di mezzi ed altri residui bellici della seconda guerra mondiale: carri armati, autoblindo, camion militari, in parte smontati, erano infatti fonte di piccoli commerci in quei periodi di grande fame. Diretti discendenti del Campo sono gli sfasciacarrozze ancora esistenti, nonostante decenni di denunce e tentativi di sfratto da parte del Comune di Roma, tra la via Olimpica ed i Tevere alla confluenza dell’Aniene.

Nel 1948 fu bandito un concorso per la sistemazione di questa area. Vinse il progetto dell’arch. Claudio Longo ed i sei edifici lamellari costruiti negli anni lungo viale Tiziano ma perpendicolari ad esso tra via Nadi e largo Cardinal Consalvi derivano da quel piano (tra di essi il Palazzo del CONI). Ma niente altro si fece.

Campo Parioli fu sgomberato nel 1958 quando a Roma erano state assegnate le Olimpiadi del 1960 e finalmente dopo vent’anni il programma elaborato dal CONI fu avviato. Le baracche lasciarono il posto alle “palafitte” del Villaggio Olimpico, al Palazzetto dello Sport e al viadotto di Corso Francia, e molti dei loro abitanti furono assegnatari di appartamenti dell’Istituto Case Popolari nelle periferie romane.

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Sfasciacarrozze

Numerosi sfasciacarrozze occupano le sponde del Tevere tra la confluenza dell'Aniene e il Ponte di Tor di Quinto lungo la via Olimpica dal dopoguerra. I loro cancelli si aprono tutti lungo una stradina nascosta: lungotevere dell'Acqua Acetosa.  L'origine di questo addensamento deriva da due fattori. Il primo è che terreno lungo il fiume è demaniale...

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