Mausoleo di Costanza

Il Mausoleo di Santa Costanza è una chiesa a pianta circolare  fa parte del Complesso monumentale di Sant’Agnese sulla via Nomentana. Il Mausoleo è ben visibile anche dalla valle sottostante, da piazza Annibaliano, dove termina corso Trieste.

Santa Costanza è eretta come mausoleo dell’imperatore Costantino e delle figlie Elena e Costanza (o Costantina) ed è innestata nel muraglione esterno della basilica di Sant’Agnese con un portico a forcipe. Nel XIII secolo diventa chiesa ed è erroneamente considerato il battistero dell’attigua chiesa di Sant’Agnese. Ma le decorazioni non sono quelle di un battistero e anche gli ultimi scavi del 1938-39 non hanno riportato alla luce nessun elemento che confermi questa tesi.

Il nome corretto sarebbe Mausoleo di Costanza visto che la figlia dell’Imperatore non è mai stata santificata ma questo nome deriva dal fatto che anche Costantino non è stato santificato da nessuno ma in oriente, nella chiesa ortodossa, e in Sardegna è chiamato Santo.

In età rinascimentale, il monumento era in piena campagna e costituiva un polo d’attrazione per tutti gli appassionati d’arte. In effetti, il mausoleo è un significativo esempio di sintesi tra le due culture e le due arti romane: quella pagana e quella cristiana. La tecnica costruttiva, il tipo architettonico, i temi e lo stile della decorazione musiva sono profondamente romani, ma l’accentuazione del valore della luce come simbolo della grazia divina sposta l’attenzione su valori tipicamente cristiani.

Il mausoleo fu anche chiamato tempio di Bacco, per via delle scene di vendemmie raffigurate nei mosaici sulla volta della galleria anulare e dei rilievi del sarcofago di porfido di Costanza (oggi ai Musei Vaticani) che entro robuste volute presenta amorini sgambettanti tra tini e grappoli d’uva.

Nel corso del Seicento, il mausoleo è il ritrovo di una bizzarra associazione di artisti olandesi e fiamminghi chiamata Bent-vogels (uccelli della banda). Quando un nuovo membro entra a far parte del gruppo si celebra la cosiddetta festa del battesimo che finiva in abbondanti libagioni in un’osteria nei pressi, sulla via Nomentana. Dopo la nottata di bagordi i bentvogels si recano nel tempio di Bacco e davanti al sarcofago in porfido, ritenuto il sepolcro del dio, fanno solennemente l’ultimo brindisi. Una volta, dice Hoogewerff esperto di pittori fiamminghi di quel secolo, i riti durarono tre giorni e tre notti. Tutto ciò va avanti fino al 1720, anno in cui Clemente XI proibisce questa usanza che profanava l’antico mausoleo. I nomi di alcuni bentvogels, graffiti dagli stessi artisti, si possono leggere ancora oggi in alcune nicchie del deambulatorio.

Nel resoconto del suo viaggio a Roma nel 1775, il marchese De Sade racconta che papa Giulio II aveva desiderio di farcisi seppellire. “E’ probabilmente un piacere per il vecchio papa, nota il marchese, immaginare il suo corpo nel luogo dove riposava una vergine“.

Il Mausoleo di Santa Costanza è a pianta circolare, preceduta da un nartece, con una cupola del diametro di 22,5 m sorretta da 12 colonne in granito con capitelli di marmo di ordine composito, in un grande effetto di luce proveniente da 12 finestroni centinati. L’ambulacro è coperto da una volta a botte completamente rivestita di magnifici mosaici di gusto tardo-antico imperniati su temi geometrici e vegetali intervallati da amorini ed animaletti di gusto pagano. Fra le decorazioni risaltano due figure rappresentanti Costanza ed Annibaliano. Nelle due piccole absidi laterali due mosaici raffiguranti La consegna delle chiavi ed il Redentore che dona il Vangelo. Nella nicchia di fronte all’ingresso, al centro della costruzione, il sarcofago in porfido di Costanza, ora ai Musei Vaticani.

Purtroppo molti mosaici che ornavano le pareti e la calotta centrale del Mausoleo sono andati perduti, ma quelli che restano bastano a testimoniare quell’arte di “transizione” tra l’età antica e il nascente mondo cristiano. Il repertorio delle immagini che si dispiegano sul bianco delle volte, ornamenti floreali, amorini vendemmianti, superfici popolate da uccelli e da frutta, è di chiara provenienza pagana, ma nel contesto di questo Mausoleo acquistano un nuovo significato legato alla fede cristiana. La scena della vendemmia, per esempio, appare come una figurazione simbolica della passione di Cristo. Un altro celebre mosaico da notare, sul pavimento, è il cosiddetto “non spazzato” (vedi Non spazzato di Santa Costanza, di Marco Lodoli).

Il monumento è stato studiato e disegnato da molti artisti: Antonio da Sangallo, Vignola, Piranesi, per esempio, e da tali disegni possiamo avere precise indicazioni sulle decorazioni ora scomparse.

Appena fuori Santa Costanza è conservato il cippo dedicato ai militari caduti nell’attacco alla Breccia di Porta Pia.

Pagine al livello inferiore:

Non spazzato di Santa Costanza

Nel Mausoleo di Costanza il deambulatorio anu­lare intorno all'altare è completamente rivestito di splendidi mosaici. Continue reading →

Read more ...

Mausoleo di Costanza dal Fosso di Sant’Agnese

Il mausoleo di Costanza dal Fosso di Sant'Agnese, in una foto  di inizio '900, in un contesto agricolo ormai , da un punto oggi corrispondente a piazza Annibaliano. MAPPA della Zona Trieste 2 (tra corso Trieste e via Nomentana) Continue reading →

Read more ...

Pagina al livello superiore:

Complesso di Sant’Agnese

Pagine allo stesso livello:

Altre pagine correlate:

In rete:

CONDIVIDI QUESTA PAGINA:

I commenti sono chiusi.