Ponte Nomentano

Con il Ponte Nomentano l’antica via Nomentana supera l’Aniene per dirigersi verso Mentana e Monte Rotondo.

Municipio III.  MAPPA della zona Nomentano 5 (da via Rodolfo Lanciani alla Batteria Nomentana)  

Uscendo da Roma sulla via Nomentana, lasciato sulla sinistra il cosiddetto quartiere delle Valli, prima del superamento dell’Aniene su ponte Tazio verso Montesacro, sulla destra scende l’antico tracciato della via. Proseguendo nel verde per circa 100 m si arriva a Ponte Nomentano, che supera il fiume in un punto in cui è un po’ più stretto, a monte del moderno ponte Tazio.

Il ponte appare come una portentosa reliquia di un ponte-fortezza della fine del Medio Evo protetto da un castelletto con la merlatura ghibellina ma la sua origine è molto più antica.

In epoca romana il ponte aveva due archi contigui di pari ampiezza, con una struttura simile a quella di ponte Fabricio. Nella chiave di volta dell’arco di blocchi di travertino, una testa bovina e sormontata da una clava da una parte ed una sola clava dall’altra suggerisce una datazione all’inizio del I secolo d.C. A tale epoca infatti risale il culto di Ercole venerato nelle località di attraversamento fluviale come protettore del commercio e del traffico.L’eliminazione del secondo arco è stata attribuita a Totila che durante la guerra Gotica distrusse i ponti vicino a Roma. Come per il ponte Salario anche il ponte Nomentano fu ripristinato da Narsete nel 552.

Il castelletto coronato di merli, composto da due torri collegate da due muri merlati si deve a papa Niccolò V, pontefice di metà quattrocento restauratore di numerosi edifici a difesa della città, come segnalano lo stemma sopra una targa con l’iscrizione N PAPA V sulle sue mura verso Roma (e che i Romani scherzosamente interpretano: Nessun PAPA Volemo). La torre sulla sponda destra, distrutta a metà del settecento, è stata sostituita con una costruzione più bassa, ricoperta di tegole.

In documenti di quegli anni il ponte è citato come pons Lamentani, pons Casalis de Patiis e pons jutza casale de Pazzis versus Nomentanam. A Sisto V, o a Innocenzo X la cui stemma è affisso sulla spalletta destra del lato verso Roma, è stato attribuito il rifacimento degli archetti laterali del ponte molto simili a quello sorretto da mensole rinascimentali nella latrina aggettante a monte del fortilizio.

Diversi sono stati i proprietari del ponte, autorizzati a chiedere il pedaggio. Dal 1205 citiamo S.Lorenzo in Lucina, Andrea da Subiaco, Costantino di Sutri, il monastero di Sant’Agnese, il monastero di San Pietro in Vincoli, il cardinale Giuliano della Rovere.

Nel 1433 fu occupato da Fortebraccio che con le sue scorribande nei dintorni dell’Urbe costrinse Eugenio IV a rifugiarsi a Castel S.Angelo. Nel 1485 fu la volta di Paolo Orsini signori di Mentana che, in seguito alla falsa notizia della morte di Innocenzo VIII, prese il ponte. Venti giorni dopo il ponte fu attaccato da Roberto di Sanseverino che dopo un aspro combattimento riprese il ponte. Nel 1503 gli Orsini si ribellarono ad Alessandro VI ed attaccarono il ponte prima di essere battuti dal duca Valentino.

Nel 1839, nei pressi del ponte, dopo aver risalito il Tevere dalla foce ed un tratto di Aniene, attraccò il piroscafo Fortunato con i due obelischi destinati da Alessandro Torlonia alla sua villa Nomentana (villa Torlonia). Nel 1849 i Francesi nel tentativo di arrestare l’avanzata delle truppe garibaldine, distrussero una parte del ponte. Una curiosità sull’utilizzo del ponte nelle transumanze dei pastori abbruzzesi: il passaggio sul ponte era l’occasione per la conta del bestiame prima dell’arrivo a Roma dove sarebbe stato venduto. Il luogo poi era un punto di ritrova di cacciatori e a ricordo resta vicino all’Osteria una curiosa fontanella abbeveratoio.

Dopo essere stato chiuso al traffico automobilistico il ponte fu sottoposto a restauro in occasione del Giubileo del 2000.

A conclusione, un sonetto di Valentino Banal, intitolato ” Ponte Nomentano” e velato di rimpianto per il passato importante di questo tratto di campagna romana e per la sua trasformazione in periferia di Roma: Scorenno sotto ar ponte de carriera / passa l’Aniene piccolo e selvaggio, / e cerca co’ quell’impeto marvaggio / de fà li danni intorno, e in che maniera! / Er pescatore co’ la canna spera / de chiude la giornata co’ vantaggio; / cià pe’ compagno sulla riva un faggio / e, accosto er ponte co’ la massa nera. / Quì, ‘ndove er duca Borgia Valentino / vinse, l’Orsini e li mannò co’ Dio, / mò cianno fatto ‘na città giardino. / Addio campagne belle fossi e prati, / cacce alla volpe e pecorelle, addio… / ve se so’ preso er posto l’impiegati!

Ponte Nomentano è citato a pag. 5 de “Il Piacere” di Gabriele D’Annunzio: “Il ponte era da presso, rossastro, nell’illuminazione del sole. Il fiume pareva immobile e metallico in tutta la lunghezza della sua sinuosità. I giunchi s’incurvavano su la riva, e le acque urtavano leggermente alcune pertiche infisse nella creta per reggere forse le lenze.”

Immagini in rete:  https://www.romaierioggi.it/ponte-nomentano-molins-1867-ca/,

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