Porta del Popolo

Porta del Popolo è l’antica Porta Flaminia, la porta più settentrionale delle Mura Aureliane, situata appunto lungo l’antica via Flaminia, tra le attuali piazza del Popolo e piazzale Flaminio.

Sulle Mura Aureliane in corrispondenza dell’antica via Flaminia, ancora presente 1,5 metri sotto l’attuale livello, sorge la possente Porta del Popolo, la porta più settentrionale dell’Urbe. Ancor prima che Aureliano vi costruisse le mura, qui passava la cinta daziaria, come testimoniava una grande iscrizione dei tempi di Marco Aurelio che si trovava presso la porta fino al secolo VIII, nella quale si stabilivano i pagamenti delle gabelle. Approssimativamente questa fascia di territorio era il Pomerio. Un cippo che lo delimita è stato trovato poche decine di metri sulla via Flaminia in corrispondenza di via Fortuny.

Nel medioevo si chiama Porta Flumentana in quanto in tempo di piena, le acque del Tevere, bloccate da ponte Milvio, si insinuano su via Flaminia e arrivano alla porta, e Porta di San Valentino, dal fatto che uscivano da questa porta i pellegrini diretti alla tomba del martire cristiano sull’attuale viale Maresciallo Pilsudski. Il nome di Porta del Popolo le venne attribuito nel XV secolo per la vicinanza con la chiesa di Santa Maria del Popolo.

La porta è oggi a tre fornici. Nel fornice centrale, l’unico antico, le vecchie ante di legno chiodato della porta sono ancora al loro posto. Sono rivestite di rame nella parte interna e di ferro in quella esterna. Ai lati della porta esterna, ci sono San Pietro e San Paolo che fanno la guardia.

Alla porta corrispondono due grandi piazze. Sul lato interno, piazza del Popolo, da sempre dedicata a eventi pubblici come feste o esecuzioni capitali. Sul lato esterno e settentrionale, piazzale Flaminio, da cui la porta è inquadrata tra i tetti della chiesa di Santa Maria del Popolo a sinistra e la Caserma di piazza del Popolo dei Carabinieri, a destra. Per duemila anni è stata il principale ingresso in città per viaggiatori, mercanti, contadini e pellegrini che venivano da nord, lungo la via Romea (approssimativamente l’attuale Flaminia), la via Francigena (approssimativamente l’attuale Cassia) e la via Clodia (un’antica via etrusca tra la Cassia e l’Aurelia).

Tra coloro che entrarono da questa porta ricordiamo l’imperatore Costantino, vincitore di Massenzio nel 312 e diversi imperatori del Sacro Romano Impero, venuti a Roma a farsi incoronare o a incoronarsi. Tra di essi citiamo Carlo Magno nel 800, accorto su questa porta dal papa in persona. Altro passaggio rimarcabile sotto questa porta è quello di Bernardo da Chiaravalle. Nonostante fosse un personaggio difficile e in totale contrasto con il mondo della chiesa romana, la sua autorità è talmente acclamata che nel 1130 è invitato a Roma per decidere chi, fra Anacleto II e Innocenzo II spettasse la tiara pontificia.

Da questa porta nel 1462, entrò il corteo papale che era andato incontro a Ponte Milvio al cardinal Bessarione che portava dalla Morea la più importante reliquia della cristianità: la testa dell’apostolo Andrea, scampata alla presa di Costantinopoli avvenuta pochi anni prima. Nel 1655, entra a Roma, con un corteto di 255 persone e su un cocchio appositamente disegnato per lei da Gian Lorenzo Bernini (del quale diventerà grande amica), Cristina di Svezia. Per l’occasione è apposta una grande lapide sul lato interno della porta dove l’emblema di papa Alessandro VII Chigi (monti e stella) è cinto dai fasci di spighe dei Vasa, la casa regnante svedese.  Nel 1798, da questa porta entrano i Francesi, dopo che il papa era fuggito e il governo romano preso dai repubblicani romani. Da qui entra anche Vittorio Emanuele II Re d’Italia nella sua prima visita a Roma dopo il 20 settembre 1870 e Mussolini nel 1822 alla testa della Marcia su Roma.

Sulla parte esterna della porta, tra le scritte, e ai suoi lati, notiamo delle finestre. E’ l’Abitazione del Portonarius, il funzionario che, per secoli si è occupato dell’apertura della porta all’alba e della sua chiusura al tramonto, nonché dell’incasso del dazio.

A sinistra della porta su via Muro Torto, dove le mura costituiscono il bastione dell’altura del Pincio, una piccola lapide ricorda il restauro delle mura fatto da papa Benedetto XIV intorno al 1750: BENEDICTUS XIV P M MURORUM URBS A PORTA OSTIENSI AD FLAMINIAM PORTAM VETUSTATE FATISCENTIUM REFECTIONE ANNO MDCCIL INCOEPTAM ANNO MDCCLII ABSOLVI. Dietro le mura la cupola e il tetto di Santa Maria del Popolo, con in primo piano la cupoletta della Cappella Chigi (quella del noto libro “Angeli e Demoni”). Ancora a sinistra, in alto, i pini del Pincio.

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Protetto: Storia di Porta del Popolo

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