Storia del quartiere Parioli

Al tempo dei romani la zona dell’attuale quartiere Parioli era attraversata dalla via Salaria Antica, lungo l’attuale asse via Giovanni Paisiello, via Antonio Bertoloni, via Francesco Denza. Pro­copio, nel suo racconto del conflitto tra Belisario e i Goti che si ritirarono su queste colline, non ne dà un nome speciale.

Nel medio evo la zona era detta “Pelaiolo” e in una carta del 1877 la località è citata come “Imparaiolo”, ma diverse sono le ipotesi sull’origine del nome: da parietes, con riferimento al ripido sprone roccioso del monte San Valentino soprastante viale Tiziano (Villa Balestra) derivazione da monte Peraiolo, monte delle pere, per la presenza di questi alberi dal nome del vicolo dell’Imperiolo, ma questa teoria spinge a chiedersi l’origine del nome dell’antico vicolo derivato da Nicolò Polarolo, uno dei proprietari medioevali di queste vigne

Nei secoli passati, le strade dei Parioli erano sentieri che correvano tra alte mura di cinta che proteggevano le ville e le vigne delle famiglie illustri, le cosiddette “strade murate”. Il paesaggio era spesso interrotto da portali, cancelli ed edifici che si affacciavano lungo le vie. Una realtà che si può cercare di immaginare in quelle che oggi sono delle strettoie di via Salaria, in corrispondenza di villa Lancellotti e villa Filomarino, in via del Canneto, a destra da viale Romania superato il convento-scuola dell’Assunzione (oggi LUISS) o nel tratto iniziale di via di San Filippo, tra piazza Bligny e villa Polissena. Tra questi sentieri possono essere citati vicolo dell’Acqua Acetosa, vicolo dell’Arco Oscuro, vicolo dell’Imperiolo, vicolo della Rondinella, vicolo di San Filippo, vicolo di Schateau, vicolo delle Tre Madonne e, escludendo viale dei Parioli e viale Bruno Buozzi costruiti nel novecento, tutta la contorta viabilità secondaria del quartiere è tracciata su questi antichi percorsi. Per esempio via dei Monti Parioli segue un diverticolo del vicolo dell’Arco Oscuro e viale Maresciallo Pilsudski un viottolo che collegava il vicolo della Rondinella col vicolo dell’Acqua Acetosa.

La costruzione di viale dei Parioli fu eseguita su iniziativa dei proprietari dei terreni (Filonardi, Giorgi e altri). Inizialmente il progetto prevedeva la costruzione solo di ville e villini con grande estensione di giardini e le prime costruzioni con giardino sorte tra piazzale delle Muse e la chiesa di San Bellarmino davano una immagine dello stato sociale degli abitanti. Viali Parioli e viale Liegi vennero concepiti come una “passeggiata di città” con pista-galoppatoio ai lati (ove ora ahimè parcheggiano le auto), all’ombra degli alberi, così come successivamente fu pensato per Viale Pilsudski e Viale Tiziano. Con il Regolamento Edilizio del 1922 si stabilì una tipologia edilizia a palazzine di quattro piani senza giardini, Con l’avvento del regime fascista, ai Parioli si trasferirono gerarchi, alti funzionari statali e borghesia medio-alta. Man mano che crebbe la domanda abitativa decaddero i vincoli a verde ed aumentarono il numero dei piani e gli indici volumetrici delle palazzine. Nel dopoguerra vivere ai Parioli divenne sempre più aspirazione di massa. Qui vennero ad abitare i dipendenti dell’Ambasciata Americana e molte ambasciate sorsero qui. e la domanda di case crebbe insieme al boom economico degli anni ’60. Per le Olimpiadi l’area compresa tra le pendici di Villa Glori, la Via Flaminia e il viale Maresciallo Pilsudski venne utilizzata per una serie di importanti attrezzature sportive e per il Villaggio Olimpico. Successivamente sono stati realizzati la Moschea con il Centro Islamico, ai piedi di Monte Antenne, e l’Auditorium Parco della Musica, sull’area del vecchio ippodromo di Villa Glori. Gente del cinema, del teatro, dell’ industria, dell’alta finanza e della diplomazia avevano le loro ricche abitazioni o sedi nel quartiere. Negli anni sessanta/settanta prendere l’aperitivo al bar Hungaria a piazza Ungheria od al bar Euclide a Piazza Euclide era molto più chic che non prenderlo da Doney in via Veneto.

Con il passare degli anni il quartiere si è di fatto lentamente trasformato da residenziale in zona di servizio e di transito, subendo così una intensa terziarizzazione con una miriade di studi ed uffici di ogni genere che ne hanno snaturato quasi completamente l’iniziale vocazione residenziale a vantaggio, in alcuni casi, del contiguo quartiere Pinciano.

Fino agli inizi del Novecento le colline dei Parioli era ancora caratterizzata da latifondi e casali; negli ultimi anni dell’Ottocento furono costruiti viale Liegiviale dei Parioli viale Maresciallo Pilsudskiviale Tiziano e  viale dell’Acqua Acetosa come grandi viali di passeggio.

Già il Piano Regolatore del 1909, tenta di coinvolgere il Flaminio in un disegno unitario prevedendone uno sviluppo residenziale, integrato da importanti attrezzature urbane. Giardini sono previsti nelle aree libere e sui Parioli e vengono salvate le aree verdi delle ville. Il piano disegna oltre viale Tiziano, nella pianura compresa tra Tevere e Monti Parioli, un grande parco in cui è prevista la costruzione di un ippodromo.

Proprio agli inizi del secolo vennero costruiti infatti gli impianti sportivi tra Piazzale delle Muse fino alla sponda del Tevere (Tiro a segno, cinodromo, galoppatoio, calcio); attraverso la valle sotto Villa Glori si arrivava poi alla Passeggiata tra Piazzale Flaminio e Ponte Milvio. Questa scelta urbanistica fu confermata in seguito con le costruzioni del Villaggio Olimpico (per le Olimpiadi del 1960).

Attualmente sono ancora in attività diversi Circoli collocati sulle sponde (dall’Acqua Acetosa in poi, seguendo il corso del Tevere). Lo stesso Piano Regolatore prevede la destinazione culturale di Vigna Cartoni a Valle Giulia. Nel 1911 in occasione dell’Esposizione Internazionale di Belle Arti a Vigna Cartoni viene costruita la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e viene creato, con viale Belle Arti e Ponte Flaminio (poi Ponte Risorgimento) il collegamento tra questa zona e la zona di piazza d’Armi oltre il Tevere, dove si svolgeva l’Esposizione Regionale Etnografica. Vengono coinvolte le aree verdi a nord dei Monti Parioli dove si creano lo Stadio Nazionale e l’Ippodromo.

I Parioli crescono nel periodo 1918¬-1925 tra viale Romania, piazza Quadrata, tra Salaria e Nomentana, lungo via Tagliamento e corso Trieste, quartiere ricco, confortevole e pieno di giardini fino all’urbanizzazione seguita al P.R. del 1931 e fino agli anni ’50 quando si intensifica la costruzione di palazzine che finiscono con il coprire la visuale dei panorami con palazzi alti e vie strette.

Numerose linee tranviarie collegano i Parioli con il centro della Città e con i quartieri adiacenti: http://www.tramroma.com/tramroma/rete_urb/tram/storia/rot_perd/parioli.htm

Viale Romania: Chiesa di S.Bellarmino architettura neomedioevale di Clemente Busiri Vici, (1933). Oltre il fianco della Chiesa si trova il complesso della Sede dell’Arma dei Carabinieri, con il torrione cilindrico in bugnato.
Negli anni ’60 si procede con la tecnica dei saldamenti, quartiere con quartiere, attraverso strade ed infrastrutture urbanistiche primarie: si salva Villa Ada che il piano del 1931 ha vincolato come parco privato, in quanto residenza della famiglia reale. Il Piano regolatore del 1962 conferma la destinazione verde della zona: viene creato il viadotto di Corso Francia (Pierluigi Nervi) per consentire un veloce accesso alla città dalle vie Cassia e Flaminia; il Villaggio Olimpico sorge tra viale Tiziano e Villa Glori, al posto dei baraccamenti del Campo Parioli, sorti circa 15 anni prima.

Tra le opere architettoniche realizzate vi furono: il Palazzetto dello Sport di Pierluigi Nervi, lo Stadio Flaminio pure di Nervi e la Chiesa dedicata a San Valentino dell’arch. Francesco Berarducci. Un altro importante intervento urbanistico e monumentale della zona risale al 1994 quando iniziano gli interventi preliminari alla costruzione dell’Auditorium di Renzo Piano. Nel 1995, nella zona di Monte Antenne, viene inaugurata la Moschea e il Centro Culturale islamico progettato dall’arch. Paolo Portoghesi, il centro islamico più grande di Europa.

Nel 1994 inizia la costruzione dell’Auditorium. Durante i lavori sono venuti alla luce i resti di una grande villa suburbana che è stata inserita nel nuovo complesso grazie ad una variante del progetto che ha permesso la valorizzazione degli scavi e la creazione di un piccolo museo archeologico.

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