Torre Salaria

Nel Medioevo, una serie di torrette con funzione difensiva giurisdizionale e di avvistamento controllava il primo tratto della via Salaria sino al ponte sull’Aniene. Di questi antichi presidi rimane solo un’alta torre visibile immediatamente al di là di ponte Salario, sulla sinistra della via.

In passato alcuni studiosi hanno ritenuto di poter identificare la vedetta con la Torre del Caricatore che fu di proprietà prima (1396) del nobile romano Buzio Ranieri di Cola, quindi (1539) dei Crescenzi.

Indagini più recenti hanno proposto un’ipotesi diversa. I terreni siti nella zona dove in seguito sarebbe sorta la torre, allo scorcio dell’Alto Medioevo sarebbero stati di proprietà del Monastero di San Silvestro di Capite. La costruzione della torre, avvenuta probabilmente nel corso del XII secolo, potrebbe essere collegata al passaggio della tenuta in enfiteusi a qualche famiglia nobile, alla quale, prima o nel corso del XIV secolo, sarebbero subentrati i Del Bufalo Cancellieri. Tra il 1596 e il 1602 la tenuta, denominata “Quarto di Ponte Salaro”, sarebbe stato acquistato dal Cardinale Antonio Maria Salviati, che successivamente lo avrebbe lasciato all’Ospedale di San Giacomo degli Incurabili.

La torre si innalza sui resti di un sepolcro romano identificato erroneamente come la tomba di Caio Mario. Del mausoleo, che nel corso del tempo ha subito numerose spoliazioni, oggi si conserva solo il nucleo cementizio, ed alcune porzioni del suo rivestimento originario in opera quadrata realizzata con blocchi di travertino.

La vedetta, utilizzando la tomba romana come basamento, svetta vistosamente per la sua caratteristica costruzione in scaglie di selce, che trova altri confronti nella Campagna Romana, come la meglio nota Torre Selce, lungo la via Appia. Per la sua costruzione furono riutilizzati frammenti di alcuni basoli dell’antico tracciato della via Salaria e di marmi e travertini della tomba, che vennero disposti a formare un’alta fascia di avvistamento. Successivamente, come attestano alcune rappresentazioni iconografiche del XVII sec., alla torre fu addossato un casale che ha conservato a lungo la funzione di osteria.

Nella seconda metà dell’Ottocento in prossimità della torre si teneva la festa degli Artisti organizzata dalla Società di Ponte Mollo, che riuniva gli artisti tedeschi residenti a Roma. La cerimonia in origine si concludeva alle antiche cave di Tor Cervara, divenute con il tempo impraticabili. Un singolare corteo mascherato muoveva da Porta Maggiore per giungere in prossimità di Ponte Salario dove, dopo un lauto banchetto, i partecipanti si lanciavano in giochi e sfide goliardiche, dette olimpiadi; tali erano le bizzarrie che per alcuni anni l’evento fu vietato dal governo papale. La festa, che apriva la stagione primaverile, era intesa come cerimonia di ringraziamento alla Campagna Romana che gli artisti riconoscevano quale musa ispiratrice delle loro opere.

Un tempo isolata nel paesaggio della Campagna Romana, oggi la torre è assediata dalle moderne infrastrutture urbane.

Fonte:  Alessandra Reggi (Tratto da Atlante dei Beni Culturali delle Aree Naturali Protette di RomaNatura)

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