Villa Lituania

Villa Lituania sorge in via Nomentana 116, tra Villa Mirafiori e via Antonio Nibby.

La villa si chiama così perchè ospitò l’Ambasciata Lituana dal 1933 al 1940.  Oggi ospita una sezione consolare dell’ambasciata di Russia.

La villa è costruita da George Blunt Page (1857-1930) che aveva acquistato una parte del terreno di Villa Mirafiori, la residenza offerta alla “bella Rosina” da Re Vittorio Emanuele II quando si era trasferito a Roma (al Quirinale) e aveva acquistato, come tenuta di caccia, la grande  tenuta sulla via Salaria oggi nota come villa Ada.

George Blunt Page (1857-1930), direttore della Banca Commerciale Italiana, era un discendente di John Page e la villa era conosciuta come Villa Page o Villa Maria Luisa (Maria Luisa Roca era sua moglie).

L’edificio e il parco di 9.000 m2 sono stati progettati dall’architetto Pio Piacentini e suo figlio Marcello Piacentini.

Nel 1933 l’ambasciatore lituano Voldemaras Carneckis, un amico intimo della famiglia Page, convince gli eredi Blunt ad affittare la villa sottocosto allo stato Lituano che trasferisce qui l’ambasciata dalla piccola sede di via Nicolò Porpora.   Nel 1937, la Lituania acquista l’edificio per 3 milioni di lire (un terzo pagato subito, il resto da pagare a rate fino al 1952).  Nel 1938, l’ambasciata è pienamente operativa e ospita 800 invitati per la celebrazione del 20° anniversario dell’indipendenza della Lituania.

Quando, nel 1940, la Lituania è occupata dall’Unione Sovietica, l’ambasciatore lituano Stasys Lozoraitis non riconosce il nuovo regime sovietico e si rifiuta di consegnare la villa di diplomatici russi.  Dopo una vibrata protesta al Ministero degli Affari Esteri italiano, l’ambasciatore tenta di cedere la proprietà della villa all’inviato della Lituania presso la Santa Sede, Stasys Girdvainis.  Dopo due mesi di pressioni diplomatiche però, Lozoraitis deve uscire e, in quell’occasione, i lituani portano via tutti i beni mobili (archivi, mobili, veicoli, ecc), tagliano i fili elettrici, e anche i fiori nei giardino sono falciati.  Lasciano solo una bandiera della Lituania decorata con nastri neri.

Nel 1941, dopo l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, la Russia diventa un nemico d’Italia, ritira l’ambasciatore e abbandona la villa lasciandola sotto la protezione dell’ambasciata di Svezia, paese neutrale.  Con l’occasione, un gruppo di lituani torna alla villa trovandola in uno stato deplorevole.  Ma dopo le proteste del governo italiano e diplomatici svedesi e lituani lasciato la villa il giorno dopo.

L’Unione Sovietica però aveva pagato solo due rate (pari al 4% del prezzo di acquisto), prima e l’edificio diventa proprietà della banca che lo venduta a una società immobiliare. Il governo italiano acquista la villa e trasferisce la proprietà all’Unione Sovietica nel 1945.

Nel 1959, il lituano Pontificio Collegio (Pontificio Collegio Lituano di San Casimiro) ha istituito una casa di accoglienza a Roma e la chiama Villa Lituania.

Quando la Lituania riconquista l’indipendenza nel 1990, chiede all’Italia la restituzione dell’edificio o una compensazione in denaro o beni immobili.  Nel 2007 intanto, gli artisti lituani Nomeda e Gediminas Urbonas presentano un progetto artistico dedicato a Villa Lituania alla Biennale di Venezia.

Nel 2013, dopo lunghe trattative e diverse proposte respinte, la Lituania accetta la proposta di prendere il quarto piano di Palazzo Blumenstihl (in via Vittoria Colonna 1, sopra l’antico Caffè Ruschena). L’accordo di cessione è valido per 99 anni e ha un opzione di rinnovo.  I locali misurano 700 m2 e sono valutati a 9 milioni di euro.  Si è così risolto il problema dell’ultimo lembo della Lituania ancora occupato dai russi.

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