GIARDINI SEGRETI, PARCO DEI DAINI, GIARDINO BOSCHERECCIO 3
GIARDINI SEGRETI, PARCO DEI DAINI, GIARDINO BOSCHERECCIO 2
Parco dei Daini
Parco dei Daini è uno dei giardini recintati di villa Borghese, dietro la Galleria Borghese tra le Scuderie di via Pinciana, via Pietro Raimondi e il Bioparco. Il suo nome deriva dal fatto che nel parco, fino alla fine dell’Ottocento, vi erano dei daini e delle gazzelle.
Itinerario naturalistico nel Parco dei Daini
Questa pagina descrive un itinerario naturalistico all’interno del Parco dei Daini di Villa Borghese. Continue reading
Villa Borghese 2a parte: Il Bioparco
Premesso che, per una migliore descrizione, Villa Borghese è stata suddivisa in sei aree, questa pagina racconta la seconda area, che coincide col Bioparco.
Bioparco
Il Bioparco è il Giardino Zoologico o, più rapidamente, lo Zoo di Roma e sorge all’interno di Villa Borghese. L’ingresso è su viale del Giardino Zoologico all’incrocio con viale dell’Uccelliera.
Un itinerario tra sogno, ricordo e realtà
Il nostro socio e amico Massimo Santucci ci ha inviato un racconto che pubblichiamo con piacere. Il titolo è “Villa Borghese: un itinerario tra sogno, ricordo e realtà“ e in questo breve scritto, Massimo si apre al lettore e racconta come, ancora oggi, la vista delle ville e palazzine sul breve percorso da casa sua al Parco dei Daini e degli alberi del parco lo riportino alla sua infanzia, ahimè lontana.
Pur non essendo questo un vero “racconto del Flâneur”, in quanto i ricordi dell’autore e le emozioni che ci confessa sono lontane dall’atteggiamento di un classico flâneur, ci è piaciuto e siamo lieti di pubblicarlo.
Leggetelo e raccontateci anche voi, se volete, quanto passare per le strade, le piazze, gli angoli del quartiere in cui siete nati vi faccia tornare a ricordi, emozioni e personaggi del vostro passato. Buona lettura!
Fontana del Sileno
La Fontana con Sileno che versa l’acqua (o “Fontana di Atlante” o ancora “Laghetto del Parco dei Daini“) è un piccolo lago artificiale al cui centro vi è una statua in cemento raffigurante un sileno. Continue reading
“Villa Borghese: un itinerario tra sogno, ricordo e realtà” di Massimo Santucci
Quelle case signorili costruite negli anni venti, i villini eleganti di quell’area del quartiere Pinciano, sospesa tra via Paisiello e via Mercadante, chiamata quartiere Sebastiani dal nome del proprietario dei terreni intorno all’attuale sede dell’Ambasciata di Grecia, mi riportano indietro nel tempo. Ma non è uno spazio temporale, piuttosto è uno stato dell’anima: lo avverto quando cammino frettoloso e disattento.
Appena getto lo sguardo, anche solo per un attimo, su ville e palazzi sento in modo ancor più indefinibile quel sentimento di malinconia, il confine incerto tra la tristezza per un passato fuggito via e il rifiuto per la realtà di oggi, caotica e spesso invivibile. Così la memoria s’incammina per sentieri intimi, certo lontani, ma nitidi per affetti indelebili.
Nonna Settimia mi parlava di quando il marito, Attilio Pizzi, la portò nella nuova casa di via Bellini appena costruita dall’architetto Sleiter; lei, nata in un paesino umbro, spaesata ma affascinata dalle case di Marcello Piacentini: nicchie, statue, fregi, come la palazzina di via Martini o quella di piazza Verdi 9 che ancora ha sul muro la S del vecchio rifugio antiaereo.
Linee eleganti che si possono ammirare soprattutto quando lo sguardo va verso gli attici, sperando di non imbattersi in qualche sopraelevazione abusiva. Intuizioni moderne, architettura sobria, cancelli di ferro battuto su giardini ben curati.
Mia madre seguiva sempre lo stesso itinerario per andare ai giardini: scendevamo per via Porpora, passando di fronte al villino Astaldi di Marco Ridolfi, per poi entrare a Parco dei Daini.
Non c’era ancora l’inferriata e spesso correvo avanti per salire lungo il muro vicino all’ingresso laterale del Giardino Zoologico (l’attuale Bioparco), sempre chiuso, di fronte all’hotel Parco dei Principi. Da lì, lungo il viale, correvo verso i due Sarcofaghi e poi altre salite sui blocchi marmorei. “Villa” era nostra, a piedi, di corsa, col pallone, in bicicletta, con mia madre o da solo, i pomeriggi non avevano ore, la felicità compagna di giochi.
Per i viali alberati intorno alla Galleria Borghese, allora perennemente chiusa e ora gremita di turisti, le pedalate erano interminabili, via via più lunghe col passare degli anni e con i permessi materni, fino a Piazza di Siena. Giravo intorno alle fontane, quella dei Cavalli Marini o quella del Sileno, nel laghetto di Parco dei Daini, vicino al serbatoio dell’Acqua Marcia che allora era chiamato il “Cisternone”, dove si entrava per giocare a nascondino … ora i bambini non possono nemmeno avvicinarsi perché tutto è transennato e pericolante, erbacce ovunque.
E poi, ancora più lontano, a scoprire Giardino del Lago, con le gare di barche di carta lungo i canali d’irrigazione che andavano verso il grande specchio d’acqua dominato dal Tempio di Esculapio dove ancora si affittano le barche … quelle vere.
Negli spazi più larghi del Parco le partite a pallone, due contro due, ma anche di più: “… noi col portiere volante siamo uno di meno!” E la voce di mia madre ”andiamo a casa … devi fare i compiti … sei tutto sudato … domani ti ammali!“. Ti vedo sai, signorile e distaccata, ma ansiosa se non mi vedevi arrivare vicino a te, sulla panchina. “Dove eri?” “Eccomi, sono stato a bere alla fontanella”: quelle due dietro al cancello dei due Sarcofaghi hanno l’acqua più fresca.”
Nel grande campo di Parco dei Daini giocavano i grandi: molte le maglie della Roma. Ma qui giocava anche la Lazio, dal 1906 al 1913, proprio dove fino alla fine dell’800 correvano daini e gazzelle.
Scendendo oltre le due fontane, dopo la Meridiana e due piccoli obelischi, si correva lasciando a destra la “valle dei platani”, meglio conosciuta come valle dei cani. Luogo d’incontro per amicizie tra cinofili, nomi che risuonano ancora oggi : ”Leopolda, Gastone, Brando, Diogene …”, setter o pastori tedeschi o … amici discreti, autentici, fedeli?
Sotto agli alberi austeri con le foglie increspate “dar ponentino”, ormai flebile … , non ti sembra di vedere una dama e il suo cavaliere, in costume del ‘700 ? Cosa non darei per tornare anche solo per un attimo indietro nel tempo e nascondermi dietro ai grandi tronchi. Osservare Byron, mentre scrive sulle sue passeggiate romane, o Asprucci, che finisce uno disegno, o ancora i ragazzi della Repubblica Romana, giunti da ogni parte prima di morire, per l’Italia che verrà, nell’ultima resistenza di Roma. O la verità su vecchie storie, come quella della fanciulla romana rinvenuta intatta nel suo sepolcro nel 1500 e seppellita in luogo segreto, qui vicino, per evitare paure e leggende.
Ma “Villa” non è dei fantasmi. Per i bambini ha sempre rappresentato corse, giochi, allegria, biciclette.
Quando, ormai adulto, sono tornato a tirar calci a un pallone con figli e i nipoti, ho avvertito quel sentimento profondo e malinconico, ma anche il senso del ritorno.
Si, sono tornato, cara “Villa”, tornato coi miei nonni, mia madre, ripensando al bimbo che ero, ma forse sono tornato dentro di me, nell’uomo di oggi. Un ritorno che mi aiuta a capire come la strada di ognuno di noi sia un sentiero a volte tortuoso, pesante, incerto, perché attraversa luoghi sconosciuti, panorami inattesi, ma torna sempre al punto di partenza.
Non importa se a Villa Borghese o in un altro luogo: quel posto, alla fine, è dentro di noi ed è chiaro, nitido, preciso perché è lì che ritroviamo la nostra storia, gli affetti, le persone a cui abbiamo voluto bene e che ci hanno amato.
Massimo Santucci
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- “Caduti alle Fosse Ardeatine del Municipio II” di Armando Bussi
- “Il Civico Giusto” di Elena Cipriani
- “Il Flâneur racconta …” di Caterina Loredana Mammola
- “L’Acqua Acetosa e Gigi Riva” di Luciano Valle
- “La Madonnina di guerra” di Maurizio Rocco Lazzari
- “Passeggiando al Pincio” di Maria Grazia Toniolo
- 1.2.1 Presentazione dei Racconti del Flâneur Roma2pass
- 1.2.3 Premio AMUSE Il miglior Racconto del Flâneur Roma2pass
- Racconti del Flâneur Roma2pass degli anni passati
- Regole di pubblicazione
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