Via Vincenzo Bellini è una breve ed elegante via tra viale Liegi e via Paisiello, che prosegue, col nome di via Carissimi, verso via Mercadante. Continue reading
Largo Tenente Bellini
Largo Tenente Bellini è uno slargo in corrispondenza dell’incrocio tra via Nino Oxilia e via Scipio Slataper. Continue reading
(PI402) Via Bertoloni, il cuore dei Parioli
Descrizione della passeggiata urbana R2p “Via Antonio Bertoloni, il cuore dei Parioli” (codice PI4101) che potremo chiamare anche “Lungo la Salaria Vetus”, perché si svolge su uno dei percorsi dell’antichissima strada che dall’età del bronzo, ben prima quindi della fondazione di Roma, metteva in comunicazione il mar Tirreno con il mare Adriatico permettendo così il commercio delle antiche popolazioni italiche.
- MAPPA della Zona Pinciano 4 (da piazza Pitagora a piazza Euclide)
Via Scipio Slataper
Via Scipio Slataper è una breve strada del quartiere Parioli che collega viale Romania a largo tenente Bellini, dove corre trasversale via Nino Oxilia.
Via Niccolò Paganini
Via Niccolò Paganini è un’elegante piccola strada che collega via Vincenzo Bbellini a via Guido d’Arezzo.
MAPPA PINCIANO 3 della Zona Pinciano 3 (quartiere dei Musicisti) Continue reading
Via Nino Oxilia
Via Nino Oxilia è una strada del quartiere Parioli che va da viale dei Parioli a viale Romania, realizzata sull’area della grande Caserma Pastrengo.
Complesso INCIS in via Locchi
Il complesso INCIS in via Vittorio Locchi … si estende nell’isolato tra via Nino Oxilia, largo Tenente Bellini e via Scipio Slataper,
- MAPPA della Zona Parioli 3 (da viale dei Parioli a Piazza delle Muse)
Viale Liegi
Viale Liegi è il proseguimento di viale Regina Margherita, dall’incrocio con via Salaria a piazza Ungheria. e divide il quartiere Pinciano dal quartiere Parioli.
Via Archiano
Via Archiano è una tranquilla stradina rettilinea che da via Salaria scende a via Sebino, intersecando gli assi via Lariana – via Fogliano e via Benaco via Ceresio.
MAPPA TRIESTE 3 della Zona Trieste 3 (piazza Verbano) Continue reading
“Villa Borghese: un itinerario tra sogno, ricordo e realtà” di Massimo Santucci
Quelle case signorili costruite negli anni venti, i villini eleganti di quell’area del quartiere Pinciano, sospesa tra via Paisiello e via Mercadante, chiamata quartiere Sebastiani dal nome del proprietario dei terreni intorno all’attuale sede dell’Ambasciata di Grecia, mi riportano indietro nel tempo. Ma non è uno spazio temporale, piuttosto è uno stato dell’anima: lo avverto quando cammino frettoloso e disattento.
Appena getto lo sguardo, anche solo per un attimo, su ville e palazzi sento in modo ancor più indefinibile quel sentimento di malinconia, il confine incerto tra la tristezza per un passato fuggito via e il rifiuto per la realtà di oggi, caotica e spesso invivibile. Così la memoria s’incammina per sentieri intimi, certo lontani, ma nitidi per affetti indelebili.
Nonna Settimia mi parlava di quando il marito, Attilio Pizzi, la portò nella nuova casa di via Bellini appena costruita dall’architetto Sleiter; lei, nata in un paesino umbro, spaesata ma affascinata dalle case di Marcello Piacentini: nicchie, statue, fregi, come la palazzina di via Martini o quella di piazza Verdi 9 che ancora ha sul muro la S del vecchio rifugio antiaereo.
Linee eleganti che si possono ammirare soprattutto quando lo sguardo va verso gli attici, sperando di non imbattersi in qualche sopraelevazione abusiva. Intuizioni moderne, architettura sobria, cancelli di ferro battuto su giardini ben curati.
Mia madre seguiva sempre lo stesso itinerario per andare ai giardini: scendevamo per via Porpora, passando di fronte al villino Astaldi di Marco Ridolfi, per poi entrare a Parco dei Daini.
Non c’era ancora l’inferriata e spesso correvo avanti per salire lungo il muro vicino all’ingresso laterale del Giardino Zoologico (l’attuale Bioparco), sempre chiuso, di fronte all’hotel Parco dei Principi. Da lì, lungo il viale, correvo verso i due Sarcofaghi e poi altre salite sui blocchi marmorei. “Villa” era nostra, a piedi, di corsa, col pallone, in bicicletta, con mia madre o da solo, i pomeriggi non avevano ore, la felicità compagna di giochi.
Per i viali alberati intorno alla Galleria Borghese, allora perennemente chiusa e ora gremita di turisti, le pedalate erano interminabili, via via più lunghe col passare degli anni e con i permessi materni, fino a Piazza di Siena. Giravo intorno alle fontane, quella dei Cavalli Marini o quella del Sileno, nel laghetto di Parco dei Daini, vicino al serbatoio dell’Acqua Marcia che allora era chiamato il “Cisternone”, dove si entrava per giocare a nascondino … ora i bambini non possono nemmeno avvicinarsi perché tutto è transennato e pericolante, erbacce ovunque.
E poi, ancora più lontano, a scoprire Giardino del Lago, con le gare di barche di carta lungo i canali d’irrigazione che andavano verso il grande specchio d’acqua dominato dal Tempio di Esculapio dove ancora si affittano le barche … quelle vere.
Negli spazi più larghi del Parco le partite a pallone, due contro due, ma anche di più: “… noi col portiere volante siamo uno di meno!” E la voce di mia madre ”andiamo a casa … devi fare i compiti … sei tutto sudato … domani ti ammali!“. Ti vedo sai, signorile e distaccata, ma ansiosa se non mi vedevi arrivare vicino a te, sulla panchina. “Dove eri?” “Eccomi, sono stato a bere alla fontanella”: quelle due dietro al cancello dei due Sarcofaghi hanno l’acqua più fresca.”
Nel grande campo di Parco dei Daini giocavano i grandi: molte le maglie della Roma. Ma qui giocava anche la Lazio, dal 1906 al 1913, proprio dove fino alla fine dell’800 correvano daini e gazzelle.
Scendendo oltre le due fontane, dopo la Meridiana e due piccoli obelischi, si correva lasciando a destra la “valle dei platani”, meglio conosciuta come valle dei cani. Luogo d’incontro per amicizie tra cinofili, nomi che risuonano ancora oggi : ”Leopolda, Gastone, Brando, Diogene …”, setter o pastori tedeschi o … amici discreti, autentici, fedeli?
Sotto agli alberi austeri con le foglie increspate “dar ponentino”, ormai flebile … , non ti sembra di vedere una dama e il suo cavaliere, in costume del ‘700 ? Cosa non darei per tornare anche solo per un attimo indietro nel tempo e nascondermi dietro ai grandi tronchi. Osservare Byron, mentre scrive sulle sue passeggiate romane, o Asprucci, che finisce uno disegno, o ancora i ragazzi della Repubblica Romana, giunti da ogni parte prima di morire, per l’Italia che verrà, nell’ultima resistenza di Roma. O la verità su vecchie storie, come quella della fanciulla romana rinvenuta intatta nel suo sepolcro nel 1500 e seppellita in luogo segreto, qui vicino, per evitare paure e leggende.
Ma “Villa” non è dei fantasmi. Per i bambini ha sempre rappresentato corse, giochi, allegria, biciclette.
Quando, ormai adulto, sono tornato a tirar calci a un pallone con figli e i nipoti, ho avvertito quel sentimento profondo e malinconico, ma anche il senso del ritorno.
Si, sono tornato, cara “Villa”, tornato coi miei nonni, mia madre, ripensando al bimbo che ero, ma forse sono tornato dentro di me, nell’uomo di oggi. Un ritorno che mi aiuta a capire come la strada di ognuno di noi sia un sentiero a volte tortuoso, pesante, incerto, perché attraversa luoghi sconosciuti, panorami inattesi, ma torna sempre al punto di partenza.
Non importa se a Villa Borghese o in un altro luogo: quel posto, alla fine, è dentro di noi ed è chiaro, nitido, preciso perché è lì che ritroviamo la nostra storia, gli affetti, le persone a cui abbiamo voluto bene e che ci hanno amato.
Massimo Santucci
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- “Il Flâneur racconta …” di Caterina Loredana Mammola
- “L’Acqua Acetosa e Gigi Riva” di Luciano Valle
- “La Madonnina di guerra” di Maurizio Rocco Lazzari
- “Passeggiando al Pincio” di Maria Grazia Toniolo
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- 1.2.3 Premio AMUSE Il miglior Racconto del Flâneur Roma2pass
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