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Le porte di Palazzo Borromeo si aprono per AMUSE

Giovedì alle ….. Roma2pass ci invita all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede in viale delle Belle Arti 2.  L’edificio, noto col suo antico nome di Palazzo Borromeo è, nello stesso tempo, l’unica sede diplomatica con sede nel territorio dello stesso Paese che rappresenta. E quindi è anche l’unica ambasciata al mondo a non godere del privilegio dell’extraterritorialità.

Palazzo Borromeo, una volta noto col nome di Palazzina di Pio IV, è un antico palazzo di Roma: un tipico palazzo rinascimentale, progettato nel 1561 dall’architetto Pirro Ligorio per il papa Pio IV.  Il palazzo sorge in quella che era la cosiddetta “vigna vecchia” di Villa Giulia, la grande proprietà di papa Giulio III.  Tale vigna, come allora venivano chiamate le proprietà fuori le mura di Roma, insieme alla vigna di Porto e alla vigna Del Monte costituivano la residenza estiva del papa.  Palazzo Borromeo nasconde, dietro un’apparente rusticità, una notevole eleganza.  Sul lato del palazzo lungo la via Flaminia, al centro dell’edificio c’è un portone bugnato con al piano superiore una loggia con colonne d’ordine corinzio affiancate da lesene angolari con capitelli ionici. Sull’angolo verso Porta del Popolo, c’è la grande Fontana dell’Acqua Vergine.  Solo nel 1929 è costruita la nuova ala del palazzo su via di Villa Giulia con una meridiana in alto sulla parete esterna.  Al pian terreno in tempi moderni è stata realizzata la Cappella dedicata a San Carlo Borromeo, ricavandola da un salone.  E infine nel 2002, è realizzato l’edificio vetrato della Cancelleria.  Nel 1929, dopo i Patti Lateranensi, l’antico è venne acquistato dallo Stato Italiano per farne la nuova ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.

La visita è a numero chiuso. In assenza di prenotazione non possiamo accogliervi.

Le prenotazioni vanno fatte entro il 20/05. La conferma potrebbe finire nello SPAM. Se cosi non fosse, inviateci una mail per fugare ogni dubbio all’indirizzo roma2pass@gmail.com

E’ vietato realizzare video.  I visitatori possono scattare fotografie a esclusivo uso personale e non per pubblicazioni sui social network

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Villa Albani Torlonia: alle origini del Neoclassicismo

«A Roma esistono case e palazzi più belli che in tutto il resto dell’Italia, tuttavia il più bell’edificio del nostro tempo è la Villa del Cardinale Alessandro Albani», così Johann Joachim Winckelmann descriveva l’edificio che il porporato Alessandro Albani, nipote di Clemente XI, fece edificare, tra il 1747 e il 1763, lungo la via Salaria, dall’architetto Carlo Marchionni.

Villa Albani è da subito concepita non come residenza suburbana, ma come luogo deputato ad accogliere la raccolta di antichità del cardinale, appassionato collezionista di scultura antica. È una villa-museo in cui disseminare, fra gli ambienti interni e gli otto ettari di parco, le oltre mille opere che l’Albani aveva radunato, e che contavano capolavori dell’arte romana e rari originali della scultura greca.

Nel 1866 il palazzo diviene parte delle proprietà Torlonia, con l’acquisto della Villa, da parte del principe Alessandro Torlonia, dagli eredi Castelbarco. Su impulso della Fondazione Torlonia, un volume riassume ora storia, successive trasformazioni ma soprattutto ideali estetici fondativi della Villa.

La pubblicazione Villa Albani Torlonia. Alle origini del Neoclassicismo (Rizzoli Illustrati, pp. 368, € 125.00), presentata il 18 ottobre nella Villa stessa, raccoglie i saggi di Salvatore Settis, Carlo Gasparri, Alvar González-Palacios e Raniero Gnoli, ed è accompagnato da oltre trecento fotografie realizzate da Massimo Listri.

Le immagini illustrano il giardino e gli interni dell’edificio, dalla Galleria del Parnaso, con l’eponimo affresco realizzato nel 1761 da Anton Raphael Mengs, alla Sala Ovale, dal Tempio Diruto, con le sue imponenti finte rovine, alla Sala della punizione di Linceo. Quest’ultimo ambiente ospita una delle opere più preziose, un rilievo originale greco ritrovato nel Settecento sull’Esquilino, negli antichi Horti di Mecenate, che Winckelmann interpretò come la lotta fra Polluce e Linceo.

L’incontro fra il cardinale e lo studioso tedesco è da Settis definito «fatidico»: «Essi avevano in comune il terreno della vasta cultura antiquaria radicata in tutta Europa, che si proponeva di ricostruire un’antichità dilaniata dal tempo, e di farlo a partire dai suoi sparsi frammenti».

Ma, come puntualizza Gasparri, era ben nutrita la cerchia di dotti che formavano il cenacolo dell’Albani: «Nell’arredo degli ambienti si avverte ancora viva la tensione tra la visione fantastica, visionaria dell’Antico, strenuamente sostenuta dal Piranesi, e la sensibilità classicistica del Winckelmann, tradotta nel concreto dalla scelta dei marmi antichi e dagli interventi di Bartolomeo Cavaceppi».

Al saggio di González-Palacios, «Visite a Villa Albani 1764-1853», è affidato il compito di riportare impressioni e giudizi dei raffinati visitatori che, attraverso le epoche, lasciarono descrizioni della Villa: storici, come Pierre-Jean Grosley sul finire del Settecento, o scrittori, come l’irlandese Lady Morgan, che nel 1821 scrive: «Sembra un puro ed elegante tempio greco, un piccolo Pantheon!».

Infine Raniero Gnoli presenta la Villa, con il suo fastoso corredo di vasi, colonne, rilievi, frammenti di marmi, come «l’esempio più rappresentativo del gusto per le pietre colorate antiche, che tanto si sviluppò nella metà del Settecento», menzionando fra di esse, ad esempio, la colonna scanalata di alabastro nella Galleria della Leda.

Con le sue testimonianze, scritte e visive, l’intero volume, conclude Settis, è un invito al lettore a prendere parte a una trama di sguardi, a una «conversazione secolare» che, a Villa Albani Torlonia, nel corso del tempo non ha mai conosciuto interruzione.

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“Ricordi di guerra” di Paolo Fantacone

RACCONTO DEL FLANEUR ROMA2PASS pubblicato il 23 settembre 2024

NdR  Questo racconto ci è stato gentilmente inviato dal socio AMUSE Domenico Misiti che l’aveva ricevuto dall’autore: il suo amico Paolo Fantacone, nato nel 1933 e scomparso nel 2019.  Paolo aveva studiato al Giulio Cesare, si era laureato in Ingegneria alla Sapienza e aveva abitato con la sua famiglia per lunghi periodi della sua vita nel Quartiere Trieste, dove oggi vive la moglie.  Come apprezzato dirigente d’azienda, aveva svolto la sua attività professionale nella VitroSelenia spa.  Legato da un’amicizia pluriennale a Domenico Misiti, aveva scambiato con lui ricordi e racconti di tempi lontani.  Il presente racconto fa parte di questo scambio di corrispondenza.  Il presidente dell’Associazione AMUSE ringrazia il prof. Misiti per averci inviato questo racconto che volentieri pubblichiamo. Continue reading

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Un luogo poco conosciuto: Villa Albani

Villa Albani è uno dei capolavori del Neoclassicismo e uno dei luoghi più affascinanti della città per la sua storia e per l’arte custodita al suo interno, spesso considerata “segreta” per la difficoltà di accesso: un gioiello dell’architettura neoclassica, ma anche un’importante testimonianza del collezionismo settecentesco a Roma.

La villa fu costruita nel XVIII secolo per il cardinale Alessandro Albani, nipote di Papa Clemente XI, su progetto dell’architetto Carlo Marchionni, con l’intento di creare una residenza degna di ospitare una delle più grandi collezioni d’arte antica del tempo.  Continue reading

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Gogol

«Ci si innamora di Roma molto lentamente, un po’ alla volta.  Ma per tutta la vita»  Nikolaj Gogol.

Un piccolo, insolito itinerario ha impegnato poche ore delle mie passeggiate romane, poche centinaia di metri tra la quiete sotto assedio di Villa Borghese. Mi sono messo sulle tracce della presenza di Nikolaj Gogol’ a Roma, e infine sono andato a cercare il suo monumento nei Campi Elisi cittadini, in mezzo a statue e busti dedicati alle personalità più disparate, accomunate dall’amore per la Capitale o per l’Italia. Il nostro, ad esempio, occupa uno degli angoli del crocicchio intitolato a Paolina Borghese, di fronte all’ingresso della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, assieme allo scrittore peruviano Garcilaso de la Vega, al principe-vescovo montenegrino Petrović Njegoš e al poeta egiziano Ahmed Shawqi Continue reading

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“Il villino rosso di Villa Torlonia” di Elena Cipriani

Lo vedevo tutti i giorni, andando a lavorare presso l’Ospedale odontoiatrico G. Eastman, ma non avevo mai immaginato che, una volta andata in pensione, avrei fatto la guida volontaria proprio lì.  Tutto nacque durante le giornate di Open House in cui ho conosciuto le persone che ci lavorano e così ho scoperto la sua storia.  Continue reading

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