Le capate erano le incursioni di branchi di bestie vaccine che entravano a Roma nel giovedì e venerdì per raggiungere i macelli.
Dice il Belli:
“quando tante vaccine indiavolate
se vedevano annà tutte alla sciolta”
e bastava che un vitello uscisse dal branco per vedere una torrida casalinga tipo quella che oggi avviene a Pamplona e a Saragozza nella festa di San Firmino.
“Che ride era vedè pe le pavure
l’ommini mette mano a un portoncino
e le donne scappa co le creature.”
Nel 1825, quando fu inaugurato il Mattatoio a piazza del Popolo, tutto finisce:
“Nun se dice bucia che Roma e morta
più peggio de le bestie macellate.”
Quel mattatoio viene ampliato da Gioacchino Ersoch che poi realizzerà il mattatoio a Testaccio.
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Altre pagine correlate:
In rete: Sonetto del Belli, Le Capate https://it.wikisource.org/wiki/Sonetti_romaneschi/Le_capate,
Fonti:
Bibliografia essenziale: