Il piano regolatore generale, nell’ordinamento giuridico italiano, è uno strumento urbanistico che regola l’attività edificatoria all’interno di un territorio comunale, di cui ogni comune italiano deve dotarsi, ai sensi di legge.
Nel 1973, a soli tre anni dalla sua costituzione, il Comune di Roma vara il primo piano regolatore di Roma. All’epoca la Capitale era abitata da circa 200 mila cittadini e comprendeva solo l’area interna alle Mura Aureliane.
Nel 1883 Alessandro Viviani, autore del primo piano urbanistico, firma anche il Piano Regolatore del 1883, nato per utilizzare i finanziamenti messi a disposizione dallo Stato per attrezzare la città (vedi 1889 – Pianta Generale di Roma).
Il Piano Regolatore del 1909, redatto da Edmondo Sanjust di Teulada, viene approvato sotto il sindaco Ernesto Nathan: è previsto lo sviluppo di Roma al di fuori delle Mura Aureliane per dare una nuova struttura alla città.
Il quarto, il Piano Regolatore del 1931, è varato da un gruppo di accademici in soli sei mesi, come Benito Mussolini gli impose, ed è dimensionato per due milioni di cittadini, mentre i residenti erano all’epoca poco più di un milione.
Il Piano Regolatore del 1962 è stato quello con la gestazione più travagliata: realizzato con il coinvolgimento di una commissione di 80 esperti: interessa 150 mila ettari che, nelle previsioni, sarebbero dovuti essere popolati da 5 milioni di persone.
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Piano Regolatore del 1909
Piano Regolatore del 1883
Piano Regolatore del 1873
Storia dei primi Piani Regolatori
Piano Regolatore del 1931
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