Armando Spadini

Armando Spadini (Firenze 1883 – Roma 1925) è stato un pittore italiano, uno dei rappresentanti della cosiddetta Scuola Romana.

Nel 1910 si trasferisce da Firenze a a Roma, città che inizialmente vive con diffidenza, ma che ben presto riesce ad apprezzare grazie alla forte amicizia con il critico Emilio Cecchi, che lo considera uno dei più valenti pittori del nuovo secolo e con il quale frequenta l’ambiente di letterati e artisti che si riuniscono al caffè Aragno di via del Corso.

Abita in un vecchio edificio sull’attuale via De’ Cavalieri ai Parioli, allora ai margini della campagna romana, che diventa meta di assidue frequentazioni dei suoi amici letterati e artisti, come Emilio Cecchi, Antonio Baldini, Vincenzo Cardarelli, Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Giuseppe Ungaretti, Cipriano Efisio Oppo, Giorgio De Chirico e Amerigo Bartoli.

Nel 1920 espone a Milano e, grazie all’interessamento di Ugo Ojetti che pubblica una monografia a lui dedicata.  Il crescente interesse intorno alla sua pittura lo solleva dalle difficoltà economiche, in particolare grazie al vitalizio di tremila lire al mese da parte dallo scrittore e politico Olindo Malagodi (figlio di Giovanni Malagodi), mentre le condizioni di salute iniziano a peggiorare. Lo stesso anno è nominato accademico di San Luca e dall’anno successivo fa parte del comitato per le Biennali romane.  Nel 1924 ha una sala personale, con trentasette opere, alla XIV Biennale di Venezia, che lo consacra fra gli artisti di conclamata affermazione ed è presente alla Carnegie Exhibition di Pittsburgh.

Muore a Roma nel 1925; le sue spoglie riposano nel cimitero di Poggio a Caiano, città natale della madre, di fronte all’amico Ardengo Soffici.

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