Gianni Caproni

Gianni Caproni (1886-1957) è stato un imprenditore italiano che ha segnato lo sviluppo dell’aviazione italiana dalla prima alla seconda guerra mondiale. Dopo il matrimonio si stabilisce a Roma nel Villino Caproni in lungotevere Arnaldo da Brescia.

Giovanni Battista Caproni nasce ad Arco (Trento) nel 1886. Si laurea al politecnico di Monaco di Baviera e decide di occuparsi del nascente campo dell’aeronautica.

Nel 1910 mette su ad Arco una piccola officina per costruire il suo primo aereo ma si sente italiano e, pochi mesi dopo, si trasferisce col fratello in Lombardia. Ottiene l’uso della cascina La Malpensa e realizza il Ca.1, un biplano monomotore. In questo periodo iniziale, l’azienda mette a punto monoplani e biplani per uso militare e una serie di soluzioni e brevetti su eliche, carrelli, comandi, strumentazioni, sistemi d’arma da piazzare a bordo. Uno studio riguarda anche un dirigibile.

Già nel 1913 Caproni completato i disegni del Ca.30, un innovativo trimotore, primo aeroplano da bombardamento espressamente concepito come tale, quindi con particolari caratteristiche di robustezza e affidabilità, potenza installabile, raggio d’azione, carico trasportabile, armamento difensivo, e sottopone il progetto alle autorità italiane, rifiutando vantaggiose proposte dell’aeronautica militare austro-ungarica a rientrare in Austria trasferendovi la produzione. Perfezionato il progetto nel 1914, il prototipo Ca. 31 compie il primo volo. Iniziano le trattative di commessa col governo e si costituisce la “Società per lo sviluppo dell’aviazione in Italia” che realizza gli stabilimenti di Taliedo alla periferia di Milano. Fino al 1917.

la congiuntura bellica permette a Caproni uno sviluppo, sia come progettista che come produttore, tali da riuscire a influire sull’esito positivo della guerra e sugli orientamenti generali dell’aviazione dell’epoca. Nonostante i record battuti e le operazioni effettuate dai propri aerei nella grande guerra, la ditta non raggiunge l’autonomia economica. Purtroppo “L’aviazione non è ancora un mezzo di locomozione di uso comune” come scrive lo stesso Caproni “ma è un mezzo militare che ha quale suo unico cliente lo Stato” senza poter tentare di commercializzare i prodotti all’estero. Le difficoltà economiche sono continue.

Dopo la guerra inizia lo sviluppo di modelli per l’aviazione civile, fino allo sviluppo nel 1920 del “transaereo” Ca.60, un enorme idrovolante con nove ali studiato per portare centodieci passeggeri sulle rotte intercontinentali. Una realizzazione eccezionale, dati i materiali e i motori disponibili e le conoscenze aerodinamiche e tecnologiche d’allora, di un mezzo dalle prestazioni di trasporto non uguagliate per molti anni. . Ma i risultati economici sono sempre scarsi.

La situazione cambia nel 1923 quando nasce il Commissariato per l’Aeronautica retto da Benito Mussolini, trasformato nel 1925 nel ministero dell’Aeronautica. Intanto nel 1922 sono riprese le operazioni per la repressione della guerriglia in Tripolitania. Comincia così la ripresa. Le due aziende crescono e diventano un vero e proprio gruppo industriale (che comprende anche la “Fabbrica automobili Isotta Fraschini”) e Caproni internazionalizza gli affari.

La progettazione e produzione Caproni di questi anni è caratterizzata dal notevole numero di studi e prototipi. Nel 1930 è prodotto il gigantesco Ca.90, un bombardiere esamotore, detentore di 6 record. Nel 1932 si realizza l’aereo a elica intubata, oggi detta turboelica. La versione “alta quota” del biplano da acrobazia Ca.161 raggiunge nel 1938 il record di m 17.083, ancora imbattuto. Nel 1941 l’aereo Caproni-Campini, progettato dall’ingegner Campini, vola da Milano-Roma spinto da un motore senza eliche. Ma lo sviluppo dell’aviazione italiana nel periodo fascista è difficile. Si incentiva il raggiungimento di massima velocità, autonomia, altezza, carico trasportabile (i record internazionali conquistati dall’Italia in campo aeronautico in quel periodo sono centodieci) ma la produzione italiana non è indirizzata verso la razionalizzazione e la produzione di serie. La qualità dei prodotti agevola la loro vendita a livello internazionale ma la politica del governo non supporta gli sforzi di penetrazione all’estero. La dichiarazione di guerra, per esempio, sorprende Caproni con cospicui contratti in corso con enti francesi e inglesi.

Il complesso industriale Caproni, capace di un ciclo di produzione integrale, si consolida nella mobilitazione della produzione di guerra e nel quadro autarchico in cui avveniva. La dichiarazione di guerra dell’Italia nel 1940, cui l’industriale è nettamente contrario, vede il gruppo caratterizzato da una produzione meccanica estremamente diversificata (aeroplani e automezzi; motori e parti componenti; carrozzerie e accessori per aeroplani e automezzi; materiale rotabile ferroviario; motori marini e Diesel; strumenti e macchine di precisione; macchine utensili varie; macchine e materiale elettrico e ricestrasmittente; sommergibili, traghetti e mezzi navali leggeri; strumenti di navigazione; mortai, armi leggere e automatiche; bombe e proiettili; cartucce) ma a destinazione quasi esclusivamente bellica. Ovviamente lo sviluppo della produzione è fenato dall’andamento della guerra e nel 1943 le aziende del “gruppo Caproni” che non si trovavano in territorio liberato o non sono state distrutte (il bombardamento del 19 luglio 1943 fece ad esempio cessare praticamente la produzione della “Compagnia nazionale aeronautica” di Roma) sono dichiarate “industrie protette” dal governo tedesco e prese sotto il loro controllo. Prodotti ultimati e macchinari di maggior interesse sono requisiti” la fabbricazione vigilata in loco da commissioni tecniche tedesche, alcuni stabilimenti decentrati per sicurezza. Il sabotaggio operaio (peraltro iniziato nel ’42) porta a consegne incomplete o difettose.

Dopo il 25 aprile 1945 il Caproni è denunciato e processato a Milano per “atti rilevanti a mantenere in vigore il regime fascista” (aveva preso nel 1926 la tessera del partito fascista, e nel 1937 era stato nominato squadrista ad honorem) e per “collaborazionismo col tedesco invasore”. Nel 1946 è assolto in istruttoria per non aver commesso i fatti ma il procedimento penale e il sequestro dei beni gli impedisce di occuparsi della ripresa del gruppo, proprio in una fase critica di passaggio da un’economia guidata e bellica ad un economia di mercato e di pace che collasso. Una ad una le aziende sono chiuse o cedute, l’ultima è nel 1955 la “Aero Caproni Trento”.

Gianni Caproni, nominato cavaliere del lavoro nel 1934 e conte di Taliedo nel 1940 muore a Roma nel 1957 nella sua casa in lungotevere Arnaldo da Brescia, dove negli ultimi anni aveva installato lo studio di progettazione del gruppo.

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