piazza dei Cinquecento

Perché piazza dei Cinquecento si chiama così? 

Per scoprirlo basta andare verso piazza della Repubblica ed entrare nel giardino tra largo di Villa Peretti, viale Luigi Enaudi e via delle Terme di Diocleziano. Al centro del giardino c’è l’Obelisco di Dogali, un monumento commemorativo ai cinquecento soldati dell’esercito italiano caduti nel 1887 a Dogali, vicino a Massaua in Eritrea, dai soldati etiopi durante la conquista coloniale dell’Etiopia. La primitiva collocazione del monumento era in mezzo alla piazza che da esso prese il nome.

Il monumento è costituito da un obelisco, uno dei tredici oggi presenti a Roma, e da un basamento che ospita sui quattro lati le lapidi con i nomi dei caduti su due colonne e raccolti secondo il grado militare di appartenenza. Nel 1937, è aggiunto al monumento la statua del Leone di Giuda, poi restituita al governo etiope nel 1960.

L’obelisco, alto 6,34 metri, era stato rinvenuto pochi anni prima (nel 1883) da Rodolfo Lanciani presso la chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Risale al regno di Ramsete II ed è stato portato a Roma da Eliopoli, in Egitto, dall’imperatore Domiziano, che lo fa collocare nel tempio di Iside al Campo Marzio (come l’obelisco del Pantheon, quello della Minerva e quello di Boboli, oggi a Firenze).

La proposta di un monumento per celebrare la sconfitta italiana in una guerra coloniale è molto discussa. Giosuè Carducci rifiuta l’offerta di comporre un’ode per il monumento e Gabriele D’Annunzio nel suo romanzo “Il piacere” definisce i caduti italiani come “bruti uccisi brutalmente”.

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