Il progetto del palazzo della Rinascente viene affidato nel 1957 ai milanesi Franco Albini (1905- 1977) e Franca Helg (1920-1989) che, attraverso le moderne tecniche dell’acciaio e della prefabbricazione, reinterpretano lo spirito rivoluzionario ereditato dagli architetti lombardi che avevano contribuito alla realizzazione della Roma Barocca, vale a dire tra tutti Carlo Maderno, Carlo e Domenico Fontana e Francesco Borromini.
L’aspetto della facciata verso la Porta Salaria è quello di un “muro romano” dai colori e dagli effetti di chiaro-scuro che vorrebbe “ricucire” il taglio nelle mura aureliane causato dalla demolizione della Porta Salaria e dei tratti di mura adiacenti.
L’aspetto dell’edificio. realizzato nel 1961, si consolida in un blocco chiuso, scandito dagli elementi verticali e orizzontali della gabbia strutturale in acciaio a vista. Il risultato è un parallelepipedo definito dallo scheletro metallico con tamponatura in pannelli di graniglia di granito e marmo rosso arretrati rispetto all’intelaiatura, al cui interno scorrono le canalizzazioni degli impianti.
L’opera riprende i toni cromatici dell’edilizia storica e in qualche misura intende emulare il ritmo degli edifici barocchi attraverso l’uso delle piegature che producono un effetto contrastato e dinamico tra luce-ombra tale da definire l’aspetto di un masso corrugato, ma anche di una tenda rigida che evoca le pareti di un gigantesco camerino di prova. I marcapiani avanzano rispetto alla facciata assumendo valore di modanatura accentuato anche dalle successioni di architravi, canali per l’illuminazione, canali di gronda.
Verso la piazza, il prospetto che guarda le Mura Aureliane è caratterizzato dall’inserimento di una fascia centrale vetrata e arretrata rispetto il piano della facciata che svolge la funzione di “vetrina” a “specchio” capace di riflettere una porzione delle Mura.
All’interno vale lo stesso principio, agli ambienti aperti e privi di caratterizzazione formale, Albini ed Helg oppongono la forma sinuosa del corpo scala elicoidale con struttura portante in acciaio, che collega il primo piano interrato con il sesto piano (mentre le scale mobili collegano il primo piano interrato con il quarto piano fuori terra).
La scala sembra staccarsi dalle pareti donando a chi la percorre una sensazione di leggerezza, anche in questo caso non è possibile non pensare all’ardita scala elicoidale del ticinese Francesco Borromini a Palazzo Barberini.
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Architettura della Rinascente
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