Piano Regolatore del 1873

Il primo dei Piani Regolatori Generali di Roma è stato elaborato dall’Ufficio d’Arte Comunale diretto dall’ing. Alessandro Viviani e promulgato nel 1873 dal Sindaco Luigi Pianciani.

Immagine: Piano regolatore 1873.

Il piano, che si riferisce al territorio entro le mura aureliane, prevede nuovi quartieri per poco più di 150 mila abitanti e una zona industriale a Testaccio.

Gli ampliamenti principali sono ad est (San Giovanni), per quasi metà della crescita demografica complessiva e a ovest (Prati di Castello) in riva destra del Tevere per circa un quarto. Nelle zone già edificate si prevedono integrazioni o completamenti (Trastevere, Gianicolo) per circa un altro quarto dell’aumento di popolazione; nell’area di Testaccio, assieme alla zona industriale, si prevedono nuove case per una quota molto piccola.

A est è completamente lottizzata e costruita Villa Montaldo Peretti e nascono i quartieri dell’Esquilino (via Cavour, piazza Vittorio Emanuele) e verso Porta Pia e di Castro Pretorio (il quartiere intorno a piazza dell’Indipendenza e il Ministero del Tesoro). L’ampliamento della città in Prati di Castello non è formalmente inserito nel piano e sarà inserito e ampliato, nel successivo piano regolatore del 1883. Sono frutto di questo piano, i quartieri del Celio, via degli Annibaldi, viale Aventino, il prolungamento di via del Tritone fino a Palazzo Chigi, Ponte Umberto in asse con piazza Cavour, corso Vittorio Emanuele.

Poiché i nuovi quartieri circondano la città storica, per spostarsi dall’uno all’altro si prevedono arterie che la attraversano, rendendo necessarie molte demolizioni. Queste sono finalizzate all’attraversamento ma non a creare una diversa organizzazione dell’intero sistema stradale urbano. Non c’è, nel piano del 1873 alcuna ispirazione che venga dalle trasformazioni urbane che hanno caratterizzato la scena europea negli ultimi venti anni. Non si guarda né alla Parigi di Haussmann, né alla Barcellona di Cerda, né alla Vienna del Ring.

Tra le principali demolizioni previste dal piano ed effettuate negli anni successivi si ricordano quelle di corso Vittorio Emanuele,di via delle Muratte (parte), di via Tomacelli, di via del Tritone, di via Arenula, di via Cavour, di alcuni tratti dei lungotevere.

Tra gli interventi proposti e fortunatamente non sono realizzati, vi è quello di prolungare via Condotti “che per una fortunata combinazione fa capo al Ponte di San Giovanni dei Fiorentini (sic !), realizzando così un rettilineo di 1.800 metri (più lungo di via del Corso) attraverso demolizioni da Via Zanardelli (realizzata) fino a Via Paola e Via Giulia con lo sventratamento di Piazza San Salvatore in Lauro rovinando il tridente “paolino”.

In riva destra del Tevere il piano prevede il prolungamento di via della Lungara per congiungersi con via di San Francesco a Ripa e via della Lungaretta, da allargare, sventrando piazza Santa Maria in Trastevere e realizzando una strada quasi retta di oltre due chilometri.

Il nuovo sindaco Venturi, che succede a Pianciani nel luglio 1874, sospende le iniziative di esproprio e non perfeziona l’approvazione del piano. La delibera comunale non sarà mai inviata al Re per la firma del regio decreto. Il primo Piano di Roma quindi non diventa legge.

Per approfondire: www.cittasostenibili.it/industriale/industriale_Scheda_5.htm

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