… al Quirinale e alla Banca d’Italia si trovano due sculture della più grande importanza. Sono state realizzate da Amleto Cataldi in bronzo e sono quasi identiche tra loro. Quella del Quirinale fu regalato al Presidente Saragat dall’associazione dei Partigiani e, dopo una prima collocazione di primo piano, fu spostato nella serra e oggi spostato ancora e messo in una rientranza dello scalone che porta in cucina, a gratificazione di camerieri e cuochi. Per i cultori d’arte quirinalizi, quindi, Cataldi è uno stuoino.
E’ di proprietà della Banca d’Italia un ‘Arciere’ alto 1,86 m, del massimo significato, stando anche ai critici dell’epoca. Ebbene qQuello di proprietà della Banca d’Italia tenuto per almeno cinquant’anni in condizioni degne appunto di certe repubbliche africane, lurido e sporco, nello scantinato di un loro palazzo, oggi, ripulito, è stato collocato, onore sommo, nel giardino della Banca a Vermicino.. all’ammirazione del giardiniere!
Agli inizi del 1900 il Governatorato di Roma conferì a Cataldi, superato il pubblico concorso, l’incarico di realizzare in marmo il busto del poeta Carducci da poco deceduto. L’artista realizzò, sempre a detta dei critici dell’epoca, un’autentica opera d’arte, io aggiungo: un capolavoro indiscutibile. La destinazione era la Protomoteca del Campidoglio, dove effettivamente fu collocato assieme agli altri busti ivi presenti di altri artisti. Dieci anni fa all’incirca, la scultura non si trovava nella destinazione originaria. Chiesi ragguagli ma nessuno sapeva. Ora sono tornato alla carica e la risposta ottenuta è questa: “la scultura si trova in un magazzino inaccessibile al pubblico!”. Io penso invece che la scultura sia scomparsa oppure sia stata danneggiata: non posso credere che proprio perché un capolavoro sia stata allontanata per tema di oscurare gli altri ritratti! Di conseguenza sono certo che qualcuno dell’Amministrazione Capitolina si farà carico di andare a fondo a tale ulteriore offesa ad Amleto Cataldi e restituire l’opera ai cittadini.
La situazione di ‘immagazzinaggio’ o dell’ emarginazione sembra essere il destino dell’artista: se si va alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di opere di Cataldi ne hanno cinque, una sotto il finestrone del caffè e quattro…in deposito, in magazzino! Eppure tra queste cinque ve ne è una in marmo “Il risveglio” o “Donna Nuda” che alla Esposizione Internazionale del Cinquantenario del 1911 ottenne il primo premio da una “giuria internazionale composta da trenta membri”: oggi tale capolavoro non so bene da quanti anni, è precluso alla vista e alla ammirazione del visitatore. Inutile aggiungere che nei due repertori pubblicati pochi anni fa dalla Galleria Naz. uno sugli artisti presenti e uno sulle opere, Cataldi è assente! Parrebbe dunque che sia in atto la cosiddetta damnatio memoriae! Se ci si guarda in giro nella Galleria Nazionale è arduo obiettare che trattasi di normale rotazione o avvicendamento di opere! Inoltre se si sa e vuol leggere, i Cataldi, specie alcuni, non si tolgono alla vista e alla ammirazione di un cultore!
Se si entra nella Galleria Comunale invece la situazione è diversa: oggi finalmente dopo anni di reclusione, le loro tre opere sono esposte al pubblico. Ma anche in questa sede, curiosamente, Cataldi è un appestato! In questi ultimi anni la Galleria Comunale ha organizzato almeno due iniziative espositive sugli artisti del Novecento, ebbene in entrambe le mostre Cataldi era assente! E se oggi si entra nel sito web della galleria, si trova una icona in caratteri cubitali: TUTTE LE OPERE. Ma se si sfogliano ‘tutte’, Cataldi è assente! Anche qui come detto più sopra, ha luogo una manovra intesa alla cancellazione dell’artista! …
Michele Santulli
NdR: Tra le opere scultoree sempre esposte opere a testimonianza del variegato percorso della scultura italiana dalla fine dell’Ottocento alla metà del Novecento, è presente l’opera “Galatea” di Amleto Cataldi del 1925.
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