Roberto Anderson

La pronipote Clotilde Leonotti Luparini racconta, con il supporto di materiali originali, l’atroce destino di Roberto Anderson, figlio di Domenico (vedi Villino Anderson). 

Roberto Anderson nasce a Roma il 18 aprile 1900 da Domenico Anderson e Clotilde Sardi, ultimo di nove figli.  Gli Anderson sono una illustre famiglia dell’alta borghesia romana, titolare di una ditta di Edizioni d’Arte Fotografica famosa a livello internazionale.

Forse i due genitori, ma soprattutto il padre, sperano che il figlio segua le orme familiari, ma Roberto sembra più incline alle scienze matematiche. Nel 1919 si iscrive così al biennio di Ingegneria presso l’università di Roma, nello stesso tempo non si rifiuta di dare una mano al padre nella ditta fotografica, dove lavorano anche gli altri fratelli e la stessa madre.

Negli anni della sua maturazione intellettuale e politica Roberto vive con trepidazione i grandi avvenimenti di quel periodo. Si può pensare quindi che Roberto, animato dal desiderio di partecipare personalmente al “nuovo corso” politico, abbia pensato di andare a Torino per continuare lì i suoi studi, oppure che siano stati dei diverbi sorti con la famiglia e farlo allontanare da casa. Il 6 gennaio del 1921 Roberto si iscrive al Politecnico in Ingegneria Industriale Meccanica e (intorno al 1922) conosce Lia Podol’skaja, una giovane rumena di religione ebraica, della quale si innamora. E’ probabile che, grazie alla loro comunione di idee, abbiano insieme preso parte alle riunioni studentesche o alle assemblee politiche frequenti in quegli anni all’interno dei movimenti sovversivi e delle organizzazioni del proletariato: risulta infatti che Roberto sia stato iscritto al Partito socialista italiano dal 1921 al 1923 e frequentasse, solo come simpatizzante e non come attivista, la sezione socialista di via Perosa.  Roberto, secondo fonti russe, è iscritto al PCd’I (dal 1923 al 1926).

Roberto, spinto dal suo ideale di concorrere alla nascita del socialismo, giunge in Russia insieme a Lia con regolare passaporto inglese.  Nel dicembre 1924 sbarca a Odessa dopo un lungo viaggio sul vapore Trieste in terza classe con tappe in Grecia e Turchia.  Nel grande porto russo si trattiene pochi giorni.  Da Odessa, Roberto si trasferisce in un grande centro minerario e industriale pur con l’intenzione di essere presto a Mosca.  E infatti a fine anno scrive una lettera dalla grande capitale: ”Chiudendo il bilancio di questo primo mese posso dire che la vita russa mi piace molto. La legge che regola i rapporti tra le persone è la sincerità, non esistono i complimenti, si dà quello che si ha e si chiede quello di cui si ha bisogno. Bello, non ti pare?” (Mosca 24/XII/1924).

Lia, dopo aver rifiutato un’offerta di lavoro al ministero degli Affari esteri, e Roberto, forse desideroso di cambiare lavoro, decidono di lasciare Mosca.  Così nel 1925 la coppia si trasferisce a Stalino, nel bacino di Donec, zona immensamente ricca di miniere dove vivono il fratello e la sorella di Lia e dove Roberto ha trovato lavoro come responsabile del reparto energetico di un grande stabilimento siderurgico (13.000 operai) e come direttore della centrale elettrica della miniera di Rykov.  La giovane coppia si adatta subito alla vita dura e poco agiata di Stalino, lavorano sodo tutto il giorno, nella zona non ci sono grossi svaghi, il clima è quello che è, in più qualche volta la nostalgia li assale: “Ogni tanto non posso fare a meno di pensare e desiderare “il bel cielo d’Italia” con parte di quello che da esso è coperto; il lavoro e le altre occupazioni empiono così la giornata da non lasciarmi che molto raramente il tempo per simili divagazioni” (Stalino 26/VIII/1925)

Roberto Anderson nel 1926 si registra quindi a Mosca, presso il Consolato britannico, nello stesso anno si iscrive alla Vkp(b).  In quello stesso anno nasce Paola, la primogenita, alla quale farà seguito nel 1929 il secondo figlio Paolo (Pavel).  Una trentina di italiani, in particolare, lavoravano nella fabbrica di cuscinetti a sfere Kaganovicz, fiore all’occhiello del governo sovietico.   E’ qui che alla fine del 1932 Roberto troverà lavoro come ingegnere capo. Dopo essersi nuovamente registrato al Consolato britannico, Roberto con la sua famiglia abiterà fino al 1937 presso le residenze della fabbrica: “Casa Amministrativa Popolare L.M. Kaganovicz Ul. Ugreskaja q Gpz Korp. 5 App.

La vita di Roberto e della sua famiglia sembra scorrere tranquilla, tra soggiorni estivi in compagnia dei bimbi e periodi di riposo (a Kislosagek nel 1934, a soci nel 1936) di Roberto e Lia. I bimbi crescono, vanno a scuola, non mancano di scrivere ai nonni italiani letterine piene di affetto. Vivono agiatamente, Roberto è un tecnico qualificato tenuto in grande considerazione nella fabbrica Kaganovicz dal governo sovietico …Roberto diventa cittadino Gariwo 1 Roberto Anderson | Testimonianza sovietico nel gennaio del 1937, rinunciando così sia al passaporto inglese, sia a ogni ulteriore possibilità di contatto con la famiglia in Italia. Di lì a pochi mesi infatti Roberto scriverà quella che sarà l’ultima lettera ai suoi genitori: “Carissimi, noi stiamo tutti bene! Non vi impensierite del lungo silenzio. Il molto lavoro e un po’ di pigrizia sono la causa di questo. I bambini sono in villeggiatura nei dintorni di Mosca, stanno benissimo e vi salutano. Fatemi sapere vostre notizie. Baci affettuosi dal vostro Roberto. Saluti da Lia” (Mosca 29/VII/1937).

Il 20 agosto 1937, Roberto Anderson è arrestato per “partecipazione a una organizzazione controrivoluzionaria terroristica di spionaggio e sabotaggio dei trozkisti di destra”. … Solo recentemente la famiglia Anderson è venuta a conoscenza dell’esistenza dei verbali del processo di Roberto. Dall’esame del fascicolo dell’istruttoria risulta che: “R.A. faceva parte di un’organizzazione controrivoluzionaria terroristica di spionaggio e sabotaggio degli elementi di destra e dei trockisti …, era dedito ad attività sovversiva, sistematicamente a scopo controrivoluzionario distruggeva l’impianto elettrico e l’attrezzatura antincendio della I Gzp ed, essendo stato reclutato dall’agente dello spionaggio italiano Misuri, svolgeva attività spionistica. Si è riconosciuto colpevole”. Il 27 settembre 1938 è condannato alla pena di morte in base all’art. 58-6 (organizzazione antisovietica); 58-7 (danno arrecato all’industria); 58-8 (intenzione terroristica) e 58-11 (attività di spionaggio) del codice penale della Rsfsr.
…Fucilato alla Kommunarka il giorno stesso. Riabilitato il 5 novembre 1955.

L’ingegnere Anderson, inappuntabile sul lavoro come nella vita, suscitò invidie e gelosie, probabilmente perché rappresentava un preoccupante esempio di efficienza. Così, il 23 giugno 1937, un’assemblea di fabbrica si trasformò in tribunale del popolo, attribuendogli la responsabilità di un incidente avvenuto all’interno del reparto da lui diretto. Con espressioni stereotipate e rozzo comunistese gli accusatori non parlarono di errore tecnico, ma allusero a presunte simpatie trockiste e a sabotaggi controrivoluzionari.

Anderson non se ne diede pena e anzi definì lucidamente le avvenute accuse verso di lui e gli altri specialisti come un classico esempio di vocazione al cannibalismo nei confronti dei tecnici e degli ingegneri. Mai definizione fu più esatta per definire l’odio inculcato dal leninismo verso le persone preparate.

Intanto Anderson pagò con il fatto di essere un bravo ingegnere con l’immediata espulsione dal partito, prima tappa della sua discesa agli inferi. Subito dopo fu arrestato e costretto a confermare sotto tortura. Davanti al tribunale, egli non solo ritrattò ma denunciò gli inquirenti per averlo costretto con metodi illegali ad autoaccusarsi.  Tutto inutile perché la condanna a morte era già scritta.

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