Una vasca Jacuzzi ai Monti Parioli è un articolo di Enrico Vanzina, figlio di Steno in regista di numerosi film di Totò, pubblicato nel 1997 sul Corriere della Sera.
Mio padre, il regista Steno, era un uomo molto spiritoso.
Da vero umorista sapeva cogliere i lati comici della vita anche quando osservava degli episodi dolorosi o addirittura drammatici. Uno di questi episodi gli capito’ praticamente sotto casa, al piano terra del palazzo in cui viveva, ai Parioli. Le persone delle quali sto per parlare sono scomparse anche loro e dopo tanti anni posso raccontare questa strana storia con una certa tranquillita’ d’animo.
Nelle grandi citta’ avvengono fatti curiosi. Lo stress, l’alienazione, la difficolta’ di comunicare con gli altri, possono travolgere l’equilibrio mentale degli abitanti.
C’e’ chi diventa violento, chi diventa paranoico, chi schizofrenico. Ci sono soprattutto degli anziani che si sentono abbandonati dalla societa’ e si rifugiano in comportamenti maniacali. Tutto cio’ accadde a due donne benestanti, madre e figlia, che vivevano nel signorile palazzo dove abitava mio padre. Un giorno, iniziarono a raccogliere rifiuti in giro per la citta’. Questa malattia, perche’ di malattia si tratta, ha un nome preciso: la coprofilia. Dal greco, “amore per lo sporco”.
Fatto sta che nella mente del coprofilo scatta un’irrefrenabile molla che lo spinge a circondarsi di sporcizia varia. Ed e’ quello che successe, paro paro, alle condomine di mio padre. La mattina uscivano di casa con il carrello della spesa. Ma non si recavano al mercato a comprare frutta e verdura. Con la loro sporta a rotelle facevano il giro dei cassonetti del quartiere in cerca di oggetti e di rifiuti da raccattare. E li riportavano a casa, come dei veri e propri trofei di caccia.
Col passare degli anni la loro sindrome si fece sempre pia’ acuta. Oltre a collezionare rifiuti, le due signore si lasciarono andare definitivamente e non pagarono piu’ le bollette dell’acqua. Della luce. Vivevano nel loro appartamento in uno stato quasi primitivo. Barricate in maniera drammatica in un mondo che si autoescludeva da qualsiasi forma di benessere e di igiene. Questo loro atteggiamento provocava un grande fastidio nel palazzo. Soprattutto per via degli odori nauseabondi che emanava il loro appartamento e che salivano ai piani superiori. Non vi dico in agosto. Ci furono denunce all’Ufficio d’Igiene. Ma la legge, in questo caso garantista, non consente di entrare nelle case private per motivi di odore. E la situazione rimase “puzzolentissima” per moltissimi anni.
Mio padre, malgre’ tout, aveva una grande simpatia per queste due signore. Un giorno stava in terrazza e vide un’altra signora, un po’ barbona, che stava grufolando anche lei nel cassonetto sotto casa in cerca di rifiuti. Papa’ si mise subito a gridare, verso il piano terra, alla sua condomina: “Signora, signora… corra… le stanno a frega’ la roba!”. Eh si’, mio padre era molto simpatico.
Da allora sono passati alcuni anni. E morto mio padre e sono scomparse anche le due signore. Con mio grande dispiacere perche’ erano tenere e fragili. Due vittime di un mondo urbano difficile da affrontare. La Storia, pero’, e’ davvero imprevedibile. Dopo la scomparsa delle signore l’appartamento e’ stato ristrutturato dai nuovi inquilini. Per un colmo d’ironia, nel giardinetto dove un tempo erano ammonticchiati i rifiuti adesso stanno costruendo nientemeno che una “vasca Jacuzzi”. Per fare l’idromassaggio all’aperto. Come nelle ville dei Vip a Beverly Hills. Devo dire che, per me, la cosa e’ di una comicita’ irresistibile. E se mio padre lo sapesse si ammazzerebbe letteralmente dalle risate.
Vanzina Enrico