Post scriptum

Chi fosse interessato ad approfondire il contesto storico cui fanno riferimento queste righe, potrebbe partire dall’accurata inchiesta televisiva del 1989 di Sergio Zavoli “La notte della Repubblica”, presente in Raiplay  https://www.raiplay.it/programmi/lanottedellarepubblica e pubblicata nel 1992 da Nuova Eri. Nel corso degli anni, numerosissimi testi di analisi storica e politica degli anni di piombo sono stati resi disponibili, insieme con ricordi dei diretti protagonisti; per ovvi motivi di spazio, non è qui possibile fornirne un elenco senza rischiare immotivate assenze. Di notevole interesse e complessità appaiono essere gli atti della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi. Questa Commissione è stata costituita con legge 17 maggio 1988, n. 172 e ha proseguito i suoi lavori fino al 2001; i documenti relativi alla sua attività sono accessibili presso l’Archivio storico del Senato e risultano, in larga parte, già presenti su internet.

Sebastiano De Albertis
Carica di Pastrengo (1880)

L’episodio della carica dei carabinieri a Pastrengo nel 1848 è stato immortalato in molti dipinti, di cui il più famoso è probabilmente quello di Sebastiano De Albertis (1828 – 1897), di cui esistono tre versioni.

Alla url  https://www.carabinieri.it/arma/curiosita/carabinieri/nellarte è disponibile una presentazione dei dipinti che hanno avuto i carabinieri come soggetto, dalla fondazione dell’Arma fino a Salvatore Fiume, Pietro Annigoni e Giulio Turcato, passando anche per le copertine di Achille Beltrame e Walter Molino sulla “Domenica del Corriere”. Come accennato più sopra, il Museo Storico dell’Arma possiede una significata collezione di opere d’arte raffiguranti carabinieri e cavalli; una loro descrizione è resa disponibile dal Notiziario Storico dell’Arma in quattro articoli a partire dal numero 6 del 2020 (https://www.carabinieri.it/media—comunicazione/notiziario-storico/il-notiziario/anno-2020/notiziario-n_6).

Tra le varie opere, merita attenzione il dipinto di Clemente Tafuri (1937) che ritrae uno zaptié libico nella sua ricca uniforme, sul cui copricapo è visibile la fiamma argentea dell’Arma. Questo dipinto conduce a recuperare il ricordo di questi militari che, presi nel turbine della seconda guerra mondiale, non sempre ebbero dall’Italia l’attenzione che avrebbero meritato.

Clemente Tafuri
Zaptié libico (1937)

Fino agli anni cinquanta, alcune centinaia di ascari erano presenti tra Roma e Napoli, dove erano inquadrati come militari di uno specifico reparto del Ministero dell’Africa italiana, all’epoca ancora esistente. Le loro vicende sono state raccolte da Valeria Isacchini nel testo del 2018 “Le conseguenze di una mostra fallita: gli ascari nel dopoguerra in Italia” (disponibile a www.ilcornodafrica.it/ascari-dopoguerra/”. I tentativi di integrazione in Italia e di reinserimento nelle terre di origine non furono lineari, come analizzato da Valeria Deplano nel suo libro “La madrepatria è una terra straniera. Libici, eritrei e somali nell’Italia del dopoguerra (1945-1960)” edito da Le Monnier nel 2017 (un’intervista all’autrice è disponibile a www.letture.org/la-madrepatria-e-una-terra-straniera-libici-eritrei-somali-nell-italia-del-dopoguerra-valeria-deplano ).

E’ pur vero che, al momento della liquidazione dei loro imperi coloniali (ben maggiori per geografia e storia), anche altri stati non hanno di certo brillato nel predisporre adeguate protezioni del proprio personale locale; nel 2021, la conclusione (forse inevitabile ma di sicuro affrettata) della presenza della coalizione occidentale in Afghanistan ha purtroppo seguito un copione simile.

Corrado Iannucci

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“Un tardo pomeriggio di primavera a piazza Ungheria” di Corrado Iannucci

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