Cimitero di San Panfilo

Sono nei pressi di via Paisiello, che approssimativamente segue il tracciato della via Salaria Antica, sotto la chiesa di Santa Teresina detta in Panfilo.

Il cimitero, scoperto solo nel 1865, è dedicato a Panfilo, martire nel 309. Nelle catacombe si veneravano anche i martiri Candido e Quirino.

E’ costituite da diversi cunicoli con affreschi riproducenti scene bibliche. Contiene una immagine della Madonna col bambino che risale al III sec.

Al Cimitero si accede attraverso un tombino all’altezza del civico 24 di Via Paisiello.

DESCRIZIONE Catacomba di San Panfilo (Roma)

La catacomba di San Panfilo è un’area funeraria cristiana, situata a Roma, lungo la via Salaria Vetus (sotto le attuali vie Giovanni Paisiello e Gaspare Spontini), nel moderno quartiere Pinciano.

Il nome della catacomba deriva dalla figura del martire, san Panfilo, di probabili origini cartaginesi, ucciso nel 309.

Il Martire San Panfilo di Roma

Le più antiche ed uniche fonti che lo ricordano sono gli Itinerari del secolo VII, che indicano il suo sepolcro in un cimitero della via Salaria vecchia.

Del santo non esiste alcuna notizia biografica per cui è impossibile stabilire chi fosse e quando sia stato martirizzato.

Usuardo lo inserì nel suo Martirologio al 21 settembre, traendolo probabilmente dal Martirologio di Gellone, da cui è passato nel Romano. Secondo una tradizione non controllabile il suo corpo sarebbe stato trasportato nella chiesa di san Silvestro in Capite.

Le fonti antiche ignorano quasi completamente sia la catacomba che i martiri qui sepolti: di conseguenza non esiste traccia di una basilica nel sopra terra che ricordi il culto di un santo o di un martire.
Solo gli “itinerari” per pellegrini, a partire dal VII secolo, la menzionano e ricordano la presenza nel cimitero di tre santi: Panfilo, Candido e Quirino, con molti altri martiri. Il De locis sanctis martyrum quae sunt foris civitatis Romae (itinerario per pellegrini) menziona i due ultimi martiri, ma di essi non sono state trovate nella catacomba tracce archeologiche.
Il Martirologio geronimiano nomina san Panfilo, al 21 settembre, il cui culto martiriale è stato individuato, presso il cosiddetto cubiculum duplex (cubicolo doppio), posto al livello inferiore della catacomba.

l nucleo primitivo del cimitero risale alla seconda metà del III secolo.
Nel IX secolo, a seguito della traslazione delle reliquie dei martiri, la catacomba venne completamente abbandonata e cadde nell’oblio.
Il cimitero fu riscoperto da Antonio Bosio, che lo esplorò il 16 maggio 1594; egli lo trovò già completamente devastato.
Dopo di lui, la catacomba rimase per altri tre secoli nascosta ai trafugatori di reliquie dei martiri, e ciò permise il suo perfetto stato di conservazione, almeno relativamente ai due piani inferiori.
Parzialmente esplorata da Giovanni Battista de Rossi nel 1865, venne “riscoperta” nel 1920 e studiata in modo sistematico dall’archeologo Enrico Josi:

« Il primo indizio dell’esistenza di un centro cimiteriale e che ci guidò alla scoperta della necropoli si ebbe il 25 febbraio 1920, in un cavo praticato nel cantiere della Società Anonima per Imprese Edilizie che tagliò un gruppo di gallerie in parte rafforzate da muri antichi a tufelli e mattoni. »
(Testo della relazione di E. Josi, citato in L. De Santis, G. Biamonte, op. cit, p. 151 )

La catacomba si sviluppa al di sotto dell’area compresa fra le odierne vie Paisiello e Spontini: l’accesso attuale si trova nella Chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù in Panfilo. È questo il primo complesso catacombale che s’incontra uscendo dalla Porta Pinciana, lungo il tracciato della Via Salaria Vetus, ed è anche il più antico lungo quest’arteria consolare.

Il cimitero si sviluppa su tre livelli: un primo ed un secondo piano collegati tra loro, ed uno intermedio.

Livello inferiore

Il livello inferiore, posto a 20 metri sotto il piano di campagna, è il più antico, risalente al III secolo: questo piano presenta una pianta molto regolare, con un’arteria principale lunga 60 metri, dalla quale si dipartono perpendicolarmente una serie di gallerie parallele fra loro.

Cubicolo doppio
In un ampliamento databile al IV secolo è situato il cubiculum duplex, che accolse le spoglie del martire Panfilo. Il cubicolo è formato da due ambienti tra loro comunicanti: il primo ambiente è caratterizzato da una volta a crociera sostenuta ai quattro angoli da colonne e capitelli scolpiti direttamente nel tufo. Nella parete di fondo c’è l’apertura che immette al secondo cubicolo, che ha una copertura con volta a botte. Qui vi è un arcosolio che ospita una tomba “a mensa”, intorno al quale vi sono dei fori che servivano per poggiare lampade e fiori. L’ambiente fu dotato nel V – VI secolo di due cattedre affrontate scavate nel tufo e di un altare, decorato con lastre marmoree, con al centro una fenestella confessionis, che permetteva di vedere le reliquie del martire. Nelle altre pareti del cubicolo sono stati trovati molti graffiti alto medioevali, tra cui quello che ha permesso l’identificazione del cubicolo come il luogo di sepoltura di Panfilo, nel quale si legge:

« scs Panfilu »

Inoltre, il “cubicolo doppio” è caratterizzato dalla presenza di varie tombe a terra (formae), proprio per ospitare il maggior numero di fedeli in prossimità della sepoltura del martire.

Altre rilevanze

  • Su questo livello sono presenti altre testimonianze archeologiche di particolare pregio ed interesse culturale, fra i quali si segnala:
    Madonna con Gesù Bambino (VI secolo), affresco: il dipinto, purtroppo, venne gravemente danneggiato durante i lavori di costruzione della palazzina soprastante. Sopra all’opera vi era anche un’iscrizione, in lettere capitali bianche, dove si leggeva:
    « + SCA DEI GENETRIX INTERCEDE PRO NOBIS. »
  • Lastra rettangolare con Scena di “dextrarum iunctio” (ossia di matrimonio), databile all’età severiana (193 – 235 d.C., in marmo tasio, di ambito romano: l’opera proviene probabilmente da un edificio funerario pertinente all’area funeraria subdiale. Da qui prelevato, fu successivamente riutilizzato nella catacomba, non più come chiusura di loculo, ma probabilmente come rivestimento del parapetto di un arcosolio. Tale riuso è avvenuto in un periodo difficile da precisare, poiché la lastra si trova in un’area molto antica, risalente alla seconda metà del III secolo, e a lungo frequentata, trovandosi sul percorso che conduceva al santuario martiriale. L’opera merita un’attenzione particolare per la ricca policromia che essa eccezionalmente conserva, ma anche per la decorazione e i temi trattati, tutti rigorosamente di ambito romano, nonostante il riutilizzo in un complesso cristiano.

Livello intermedio

Anche il livello intermedio ha una griglia regolare ed è composto essenzialmente da due ambulacri collegati tra loro da una serie di gallerie, ma lo stato di conservazione è pessimo a causa dei frequenti crolli.
Il piano è caratterizzato dalla presenza di molte sepolture di bambini: Enrico Josi, durante le indagini archeologiche, ha individuato 83 tombe di bambini o ragazzi, e solo 36 di adulti. Anche le suppellettili, ancora ben conservate al loro posto, riflettono questa caratteristica: vi si trovano campanellini, oggetti in avorio, statuette e bambole in osso.

Livello superiore

Il livello superiore, in pessimo stato di conservazione a causa dei lavori eseguiti negli anni Venti del secolo scorso per la realizzazione degli edifici soprastanti, è databile tra il 348 ed il 361.
Iscrizioni

La catacomba, infine, è importante per le numerose iscrizioni ivi trovate, interessanti sia per il formulario che per i simboli incisi e la composizione: su di una, in mosaico applicato sulle tegole di chiusura, si legge la seguente invocazione:
« MARTURES / SANCTI BONI / BENEDICTI BOS / ATIUTATE QUIRIACU »

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