Il Palazzo del Dopolavoro Ferroviario è in via Bari 22.
- MAPPA della Zona Nomentano 3 (Quartiere Italia: il triangolo di territorio tra viale Morgagni e via Tiburtina)
Con il regio decreto nel 1925 viene sancita la nascita del Dopolavoro Ferroviario: il più importante dopolavoro mai realizzato sia per numero di aderenti che per dimensione organizzativa. Nello stesso anno del decreto Angiolo Mazzoni , allora capo dell’ufficio tecnico delle Ferrovie, con la collaborazione di Efisio Vodret, progetta e realizza il complesso.
Situata su un vasto lotto triangolare e delimitata da via Bari, via Como e via Forlì, la costruzione si erge nel primo nucleo del quartiere Italia, il quale verrà fortemente segnato dalla realizzazione dell’edificio. A oggi, la complessità scultorea e la singolare facciata ritmata da fregi ed elementi marmorei finemente scolpiti, che caratterizzano l’opera hanno spinto la Sovrintendenza alle Belle Arti a porre l’immobile sotto tutela speciale in quanto patrimonio artistico, storico e culturale.
L’edificio fu concepito per offrire ai ferrovieri una serie di servizi, per questo motivo troviamo al suo interno ambienti differenti sia per funzione che per dimensione, tra questi: un teatro, una palestra, una biblioteca, un nucleo adibito a zona amministrativa con uffici annessi e un albergo, conosciuto all’epoca come Hotel S. Cristoforo (poi Albergo Nuova Italia), costituito da due corpi attigui e comunicanti fra loro il cui accesso era assicurato su diversi fronti: da un portale che si apriva su via Bari e che costituiva l’entrata principale, da un portoncino sulla stessa via che consentiva l’utilizzo del piano seminterrato e da due ingressi secondari che si affacciavano invece su via Como.
Gli elementi scultorei che caratterizzano i diversi fronti dell’edificio hanno un significato sotteso: non sono infatti semplici contrappunti decorativi ma simboli che connotano le differenti funzioni che si trovano negli interni.
Su via Bari, nella parte centrale del prospetto, si apre l’accesso al teatro, costituito da cinque ingressi scanditi da enormi paraste che reggono una trabeazione curva che riporta il nome dell’edificio. Al di sopra della trabeazione il prospetto si conclude con delle nicchie che seguono il ritmo impartito dalle paraste sottostanti, le quali a loro volta inglobano gruppi scultorei che rappresentano le diverse arti. L’entrata al nucleo amministrativo riservato agli uffici è invece caratterizzato da una scultura di un centauro alato, simbolo di fierezza, nobiltà e intelligenza. Le quattro paraste e il complesso scultoreo, che danno su via Forlì in coincidenza del balcone centrale, ricordano invece la prua di una nave, simbolo della forza del complesso.
Come in via Bari, anche su via Como i diversi ingressi danno indicazioni specifiche: il primo, caratterizzato da quattro enormi paraste bugnate sovrastate rispettivamente da quattro sculture di figure femminili, vuole ricordare le virtù sociali; il secondo e il terzo, sono invece coronati da alcune incisioni sulle trabeazioni raffiguranti un cestino di frutta, che segnala l’accesso al ristorante, e due maschere che indicano invece l’accesso al teatro riservato agli artisti.
Fonte: https://archidiap.com/opera/dopolavoro-ferroviario/
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