Muro di via Cardinal De Luca

All’angolo di via Cardinal de Luca con via Vincenzo Gravina notiamo un muro alto un paio di metri che recinta un terreno incolto oggi di proprietà dell’ATAC.

La storia recente di questo terreno nel settore tra via Flaminia e lungotevere delle Navi, dietro la palazzina Telecom Italia, affonda le radici nel complesso e intricato labirinto del PUP (Piano urbano parcheggi), in cui viene inserita nel 2004.  Il progetto prevedeva da quattro a cinque piani interrati e altrettanti in elevazione per un totale di 525 posti auto (che in un secondo progetto scendono a 394), 57 posti moto e 2.050 metri quadrati per servizi commerciali. L’intera superficie prevista per l’autorimessa ‘meccanizzata”era di 12.436 metri quadrati. I lavori sarebbero dovuti iniziare nel 2008 e concludersi nel 2010 per un costo totale di 17.324.000 euro. Il parcheggio, però, non ha mai visto la luce e la giunta Raggi lo ha cancellato dalla lista dei Pup per aver ricevuto”parere negativo” probabilmente legato al cedimento strutturale sofferto dalla Palazzina in via Cardinal del Luca nel 2011. Anche se nella ricerca di fondi da parte del Comune, il progetto è stato ritirato fuori dalla commissione Mobilità.

Al di là dei progetti volgiamo la nostra attenzione al muro perimetrale. E’ un muro vecchio ma anche strano: non allineato ai palazzi vicini, rinforzato con dei contrafforti inutili, su via Gravina presenta una porticina e una finestrella entrambe murate e incomprensibili, che termina con un rivestimento in cemento che sembra proteggere un muro tagliato e presenta ancora in alcuni punti un rivestimento di lastre di travertino il cui spessore denuncia che è un manufatto ottocentesco e la cui presenza rende evidente che si tratta di un residuo di una costruzione più articolata.  Sembra appartenere a una vecchia costruzione (di cui però non vediamo più traccia) le cui mura perimetrali sono stati tagliate e riutilizzate come muri di confine.

A conferma di tale intuizione, gli abitanti più anziani delle abitazioni intorno raccontano che fino agli anni Sessanta lì c’erano due grandi capannoni in cui l’ATAC ricoverava i propri autobus.

Ma i capannoni erano ancora più antichi. Come sappiamo, in questa area, prima della lottizzazione e quindi della creazione delle strade che oggi corrono tra via Flaminia e il lungotevere, la Società del Gas produceva il gas necessario per l’illuminazione delle strade di Roma  e lo stivava nei primi gazometri. E visto che qui si produce il gas, è da qui che partono i primi aerostati romani .

Da alcune foto d’epoca, prese appunto dagli aerostati, si distinguono i capannoni al centro dell’area industriale destinati alla produzione del gas e basta immaginare le strade ortogonali successivamente introdotte, per rendersi conto che il vecchio capannone dell’ATAC non è altro che l’ancor più vecchio capannone del gas.

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