Giuseppe Ugo Bassi, nato a Cento in Emilia, era un uomo mite dall’intelligenza vivace.
Innamoratosi pazzamente di una ragazza molto bella, alla morte prematura di questa, decise di prendere i voti come frate barnabita, ordine dedicato all’assistenza e all’insegnamento. Essendo dotato di capacità oratoria, si dedicò con particolare fervore alle omelie in varie città, riscuotendo grande successo con partecipazione di folle straripanti. Ne approfittava per denunciare con grande impeto il malcostume e la corruzione del clero, tanto che verrà paragonato a un moderno Savonarola, attirandosi le ire dei suoi superiori al punto che gli fu vietato di prendere la parola durante le messe e in un secondo tempo addirittura di risiedere negli stati pontifici. Era poliglotta ed anche poeta, scrittore, musicista, pittore. Si batteva contro il potere temporale dei Papi e per l’avvento di una coscienza nazionale, tanto da partecipare alle prime sommosse a Milano, Venezia e infine Roma nel 1849. Qui s’incontrò con Garibaldi, di cui divenne convinto seguace durante l’epopea della Repubblica Romana, accettò di indossare la camicia rossa invece della tonaca, asserendo che quello che vale è il modo di essere, non quello di vestire. In pugno non ebbe mai armi ma il Vangelo e Dante, si limitò ad assistere i feriti e a consolare i morenti. Naturalmente fu scomunicato.
Lasciò Roma insieme a Garibaldi e con lui tentò di raggiungere Venezia ancora libera. Vicino a Comacchio se ne separò insieme a un altro combattente, un certo Livraghi, per sfuggire più facilmente agli austriaci ma ambedue furono fermati vicino Bologna, svillaneggiati, percossi e il giorno dopo fucilati. I suoi carnefici non avevano nessun motivo per eliminarli, se non quello di rendersi benemeriti agli occhi del Pontefice e del suo Segretario di Stato, per giustificarsi asserirono il falso, che li avevano sorpresi armati. Fatto straordinario fu che i bolognesi, gli stessi che ne avevano in passato osannato le prediche, in gran numero andarono in pellegrinaggio sulla sua tomba a onorarlo, costringendo gli austriaci a trasferirne la salma in un luogo anonimo.
Additiamo a chi viene a conoscenza di questa storia la figura di Giuseppe Ugo Bassi. Noi pensiamo che rappresenti un esempio straordinario, unico, di sacerdote conscio dei veri principi e doveri della tonaca e soprattutto della compatibilità di questa con il patriottismo. Rappresenta il personaggio drammaticamente antitetico ai prelati suoi contemporanei, che l’hanno vessato e ostacolato, ottusi com’erano e dediti a una vita di convenienza e di profitto personale. Non per niente viene ricordato in molte nostre città da monumenti, targhe e vie a lui dedicate, qui a Roma nel quartiere ai piedi del Gianicolo.
Carlo De Bac