Graffiti di Valle Giulia

Sulla facciata della facoltà di Architettura di via Gramsci campeggiano graffiti e i disegni realizzati durante le giornate di protesta del 1968 che ancor oggi caratterizzano esteticamente i moti studenteschi allora esplosi dentro e fuori la facoltà.

Nel marzo del 1968, durante le giornate di protesta che caratterizzarono quell’anno, alcuni giovani creativi del movimento studentesco denominato “Gli Uccelli”, iniziano a realizzare delle figure stilizzate sulla facciata rosa dell’università: un profilo di volto di donna mentre mangia un grappolo d’ uva, una gigantesca mano ed una ampia serie di tralci, con vitigni, foglie e chicchi, sui quali si arrampica una figura d’ uomo nudo come a voler significare la fatica che l’individuo è chiamato a fare ogni giorno per salire i gradini della vita, del sapere e del futuro.

Tra di essi personaggi noti come Sandro Petruccioli professore ordinario di progettazione, Franco Russo, Massimiliano Fuksas, Paolo Ramundo. E’ loro l’ idea di accompagnare le giornate di protesta – culminate anche con scontri con la polizia, tanti giorni di “assedio” dell’ università, blocchi forzati delle lezioni – con attività creative che ebbero nella realizzazione dei graffiti il momento più alto ed originale. E forse per dare ai loro lavori un segno ancora più evidente e artisticamente più incisivo, che pensano bene di coinvolgere anche il maestro Guttuso, il quale non si limita a dare consigli, ma interviene direttamente alla realizzazione delle immagini sulla facciata, mentre altri ragazzi davano vita, all’ interno dell’ università, ad altre figure dal forte impatto creativo come giganteschi disegni ispirati al mondo dei fumetti, Uomo Ragno in testa, figure di fantasia realizzate con effetti cromatici multicolori, frasi e slogan coniate da Mao, Marx, “Che” Guevara e da altri rivoluzionari.

Queste figure e simboli sono diventati familiari a generazioni di studenti d’architettura passati a Valle Giulia e che ora possono non essere considerati come l’ emblema della stessa facoltà e di un momento storico dell’ intero paese.

I recenti restauri dell’ateneo hanno conservato quasi tutti i graffiti e le scritte del ’68, compresa quella più politicizzata «Fuori la polizia dall’ università!». Una scelta corretta, operata con l’ intento di preservare i segni della memoria di uno dei momenti più duri e più significativi della storia della facoltà di Valle Giulia, che ben presto avrebbero scatenato l’intero movimento del Sessantotto italiano, precedendo il Maggio francese, gli analoghi moti studenteschi dei cugini transalpini.

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