Don Emilio Recchia

Questa è la storia di don Emilio Recchia, parroco di Santa Croce in via Flaminia, che salvò la vita a cento ebrei nascondendoli nella sua chiesa di via Guido Reni

Ci vuole coraggio per essere uomini “Giusti tra le nazioni”. Lo stesso che hanno avuto tra il 1943 e il 1944 don Emilio Recchia e il suo vicario, padre Alberto Tambalo. Durante l’occupazione tedesca a Roma, infatti, i due religiosi salvarono la vita a più di un centinaio di persone appartenenti a cinque famiglie di origini ebraiche, nascondendole nella chiesa di Santa Croce, in via Guido Reni 2.

Le gesta dei suoi predecessori sono ben impresse nella mente del parroco attuale, Don Andrea Meschi, che le racconta con orgoglio. “Dietro l’organo della chiesa c’è una stanza buia e cieca, a cui si accede tramite una scala retrattile. Lì, durante la seconda guerra mondiale, il parroco ha nascosto quasi duecento ebrei perseguitati” – ricorda il religioso. Ascoltando le sue parole, il pensiero vola subito al celebre rifugio dove la famiglia di Anna Frank — l’adolescente tedesca che raccontò la sua esperienza in un diario — riuscì a sfuggire alla furia nazista, anche se soltanto fino al 1945.

Più fortunati furono, invece, gli ebrei del Flaminio. Il 5 giugno 1944, il giorno della Liberazione di Roma, oltre cento di loro erano ancora vivi. “Nel periodo di ‘clausura’ — continua Don Andrea — i partigiani gli diedero una mano. C’era un sistema per portare all’interno cibo e tutto il necessario per sopravvivere”. E aggiunge: “A volte alcuni si arrischiavano ad uscire dal nascondiglio, camminando per la parrocchia. Anche per questo, c’era un metodo: quando nei dintorni passavano le S.S., esisteva un allarme in codice. Don Emilio suonava con l’organo l’Ave Maria di Charles Gounod”. Bastava qualche nota, e tutti si precipitavano nella stanzetta buia, dove non potevano essere visti.

Il coraggio e la carità dei due uomini di chiesa sono stati premiati dalla comunità ebraica nel 2013. Ora i loro nomi saranno incisi per sempre “sulla stele d’onore del Giardino dei Giusti, nello Yad Vashem (il museo storico di Israele), a Gerusalemme” come già inciso nelle targhe custodite a Santa Croce: CHIESA DI SANTI E SANTUARIO DI GIUSTI.

Il testo e le immagini sono tratte dall’articolo pubblicato su https://romah24.com.

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