Villa Centurini ha l’ingresso in via Pietro Paolo Rubens 21 e si estende lungo via dei Monti Parioli fino a un cancello su largo Belgrado. Oggi la villa ospita l’ Ambasciata della Bulgaria. Dal nome di antichi e nuovi proprietari, è chiamata anche Casale Manni, Casale Cagiati o Villa Perucchetti.
Villa Centurini ha circa novanta stanze ed una cappella all’ultimo piano. La costruzione dell’ingresso monumentale, con due appartamenti per la servitù, è collegata alla villa da un corridoio sotterraneo per evitare di vedere camerieri in giardino.
Sulla facciata una scritta: ROMA QUANTA FUIT IPSA RUINA DOCENT (Roma, quanto fosse grande le stesse rovine lo dicono).
Sul lato verso via dei Monti Parioli, sopra una fontana, si legge PIVS VII P.M. / RUDERIBVS CIRCVM / EGESTIS / ARCVM RESTITVENDUM / ET MURO SAEPIENDUM / CVRAVIT MDCCCIII. Questa targa era nel Foro Romano e ricordava ai passanti che lì Pio VII nel 1803 aveva avviato lì una campagna di scavi in cui furono abbattute diverse strutture che allora si addossavano ai resti di edifici romani. Nell’ambito di questi scavi, fu scoperta la base di un grande parte del cosiddetto “Miliare aureo”, una colonna marmorea rivestita di bronzo dorato innalzato presso il tempio di Saturno, ideale punto di convergenza (o di partenza) di tutte le strade dell’Impero), eretta da Augusto nel 20 a.C., quando divenne curator viarum.
Originariamente sul Monte Parioli esisteva una vigna con un casale, il Casale Manni, che nel 1924 dopo un intervento di Garibaldi Burba diventa Casale Cagiati con l’edificio ampliato e il giardino. Il manufatto tra il 1925 ed il 1926 viene ampliato dal nuovo padrone, Ignazio Centurini, esponente di spicco della Società dell’Acqua Pia antica Acqua Marcia, su progetto di Guido Fiorini, il progettista della palazzina in via Niccolò Tartaglia 11.
Nel 1940 la villa è acquistata dal Cavaliere del lavoro Giovanni Perucchetti, titolare dell’omonima impresa di costruzioni, da cui il nome di Villa Perucchetti anche se loro la chiamavano Villa San Valentino. La cancellata della villa è ancora quella originale grazie al fatto che Giovanni Perucchetti non risponde all’appello di dare “il ferro alla patria” nel 1940. Altra decisione dei Perucchetti è quella di non aver venduto la proprietà ai palazzinari che avrebbero sicuramente distrutto la villa e lottizzato e costruito l’area. E’ Giovanni Perucchetti, inoltre, che concesse al fioraio di largo Belgrado di appoggiarsi sulla sua recinzione e suo figlio Giorgio impose allo stato della Bulgaria, acquirente della villa, di accettare la presenza del fioraio.
Nel dopoguerra, prima della vendita allo stato bulgaro, la villa è affittata al governo USA che ne fanno la prima scuola americana a Roma, la St. Stephens School. La villa inoltre è utilizzata per molte scene del film “Il Processo di Verona”.
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