Miracolo all’Arco oscuro

“Un miracolo all’Arco oscuro” racconta una delle tante storie popolari sulla Madonna della Divina Provvidenza all’Arco Oscuro, di cui la moderna madonnella Mater Itineris, all’angolo tra viale Bruno Buozzi e via Antonio Gramsci, è una moderna edizione.

“Un pomeriggio d’estate, dei bambini che giocano nel bosco. Sono figli dei vignaioli che abitano nei casolari sparsi sul Monte San Valentino e si rincorrono con grida gioiose, fermandosi ogni tanto a gustare le more rossastre che spiccano tra i rovi.

Ma il sole comincia a calare. I ragazzi sanno che a quell’ora devono tornare a casa; a frotte si avviano per il sentiero sassoso. Solo uno di loro si attarda ad assaporare ancora qualche frutto di bosco. Ed ecco all’improvviso due uomini dall’aria minacciosa saltano fuori da un cespuglio. Il bambino, inchiodato a terra dalla paura, riesce solo a emettere un grido. Troppo tardi: i due lo afferrano con le loro manacce e lo sottraggono allo sguardo dei compagni, trascinandolo a forza nel folto della macchia. Gli altri ragazzi, che da lontano hanno assistito alla scena, tornano a casa di corsa, raccontano l’accaduto alle loro famiglie.

La notizia si diffonde rapidamente suscitando costernazione e sgomento. E i genitori del bambino scomparso attendono con ansia che i rapitori si facciano vivi, comunicando il prezzo del riscatto.

Tutto questo avveniva a Roma in un tempo lontano. Allora un vasto bosco ricopriva il dirupo che dai Parioli scende verso Villa Giulia e le due zone erano collegate tra loro solo dall’Arco oscuro un tunnel il cui arco è ancora visibile. Passare dopo l’imbrunire in quel luogo ancora deserto e selvaggio era considerato molto pericoloso, perché vi operava una banda di malviventi, che, nascondendosi nella macchia, ne usciva all’improvviso per assalire e depredare i passanti. Ma non erano mai arrivati al punto di rapire un bambino.

Ora i briganti trascinano il piccolo malcapitato, spaurito e piangente, per le balze che portano a valle. La strada da percorrere è lunga e non c’è tempo da perdere. Perciò il più anziano si meraviglia quando vede che l‘altro rallenta e si passa una mano sugli occhi. “Spicciati!” gli grida “Che ti prende?” Poi si accorge anche lui che quel giorno nel bosco accade qualcosa di strano: tra gli alberi brilla una luce bianca, quasi irreale. Ingiungendo al bambino di tacere i due si avvicinano in punta di piedi, nascosti dai tronchi e dai cespugli. Ed ecco, in mezzo a quella nebbia luminosa, intravedono una figura femminile. Un viso dolcissimo li fissa con un’espressione di dolore e di rimprovero, con la mano alzata indica il bambino rapito, fa cenno che devono liberarlo. “La Madonna!” sussurra il vecchio cadendo in ginocchio. Immediatamente il bambino viene rilasciato senza condizioni e può tornare illeso dai suoi genitori.

Col tempo questo avvenimento miracoloso divenne leggenda, tramandata oralmente di generazione in generazione. E quando nel dopoguerra fu costruito il viale quartiere dei Parioli, all’angolo tra via Bruno Buozzi e via Antonio Gramsci, proprio nel luogo dove era avvenuto il prodigio, fu posto un mosaico policromo raffigurante la Madonna. Quest’immagine, cui i fedeli tributano un culto di preghiera, di offerte votive e di fiori, veglia come Mater Itineris sui passanti, stendendo su di loro il suo sguardo protettivo.”

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Fonte: un articolo di Maria F. http://www.telefonodargento.it/

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