Madonna dell’Arco oscuro, di Guglielmo Ceroni

Dal libro “Roma nei suoi quartieri e nel suo suburbio” di Guglielmo Ceroni, pubblicato nel 1942 dalla Casa Editrice Fratelli Palombi.  

Il colle su cui sorge parte delle Accademie, all’altezza della luminosa villa del compianto Accademico Cesare Bazzani, era sottopassato da un viadotto che oggi murato adduceva all’Acqua Acetosa col nome di vicolo dell’Arco Oscuro. Ma cosa è l’Arco oscuro?

Il veramente oscuro nome di quest’arco ha una storia e ce la narra Publio Parsi nel suo volume sulle «Edicole di fede e di pietà nelle vie di Roma”: “La località dell’Arco oscuro – egli ricorda – era nel secolo passato infestata di malviventi ed una quantità di paurose storie di grassazioni e di brigantaggio accendevano la fantasia popolare. A parecchi di questi misfatti si connettevano i prodigi operati da un’effige della Madonna della Divina Provvidenza esposta sotto l’arco in una edicola e detta per questo dell’Arco Oscuro, a favore dei devoti che l’imploravano in quei pericolosi momenti. Il gran numero di prodigi aveva reso celebre la Madonna nei dintorni

L’edicola era custodita gelosamente da un eremita. Nel 1797 il religioso addetto alla sua custodia, a nome Fra’ Giovanni Antonio Michelotti, volendo porre in luogo più decente quella miracolosa immagine, tolta dal tabernacolo angusto dove era collocata, nell’istesso luogo si diede a scavare nel tufo a forza di scalpello e piccone una mediocre cappelletta, e questa ridotta al suo termine abbellita ed ornata con l’aiuto delle elemosine di molti benefattori, in particolare vignaroli di quei dintorni, nella domenica 7 settembre 1797 – con le debite licenze del Vicario, dal Parroco della Chiesa di Santa Maria del Popolo, nella cui parrocchia è detta Cappella, ne fu fatta con prescritte cerimonie la solenne benedizione”.

Così narra dell’Immagine il Diario Ordinario di Roma del Cracas edito nel 1797, e continua: “Il giorno poi della domenica 24 essendo stata collocata la sacra Immagine sopra a una vaga macchina in Santa Maria del Popolo dove già era stata trasportata, dalla chiesa medesima fu riportata, con solenne processione alla predetta Cappella dell’Arco Oscuro e collocata per allora sotto l’Arco suddetto, il R.P. Curato Polani asceso in un luogo ivi preparato a guisa di pulpito encomiò le lodi della Gran Vergine con erudito discorso, terminato il quale fu il solenne Te Deum, che proseguito dal concerto che era andato nella processione, accompagnato ancora da una banda di strumenti a fiato, dal quale furono cantate le Litanie Lauretane ed alcune laudi in onore di Maria Santissima, il tutto accompagnato da copiosi spari di fuochi artificiali, e la funzione terminò con la benedizione data dal Parroco con la reliquia della Santissima Vergine data al popolo, che non meno del lungo cammino della processione si era adunato in quel vasto prato della Villa detta di Papa Giulio.

Nella sera fu levato il quadro della Sacra Immagine dalla macchina e collocato sull’altare della nuova Cappella, dove la mattina del seguente lunedì fu cantata per la prima volta la solenne Messa. Il suddetto Romito con l’aiuto dei benefattori ed in particolare di S.E. la Duchessa Braschi, non solo ha fornito di arredi la stessa Cappella, ma ha altresì posta la Via Crucis, avanti alle cui stazioni ardono altrettante lampade“.

Che la costruzione della cappella sia avvenuta nel 1797 per opera dell’eremita addetto alla custodia della primitiva edicola, lo conferma l’iscrizione che si trova tutt’ ora nell’interno del piccolo santuario: IOANNES ANTONIUS MICHELOTTI VINET ORDINIS MINORUM S. ANTONII AXTERIUM SANCTA EQUE DEI GENITRICIS DELUBRUM DE ARCU OBSCURO FUNDAMENTIS EREXIT ANNO 1797.

Ora l’arco, sotto cui si trova l’oratorio, è stato chiuso al passaggio sopra di esso si elevano moderne costruzioni; ma la cappella è ancora lì, con il suo massiccio cancello di ferro, inquadrato da un portale di classiche linee. L’interno è un vano ampio, profondo e disadorno, con la volta a botte e le pareti imbiancate. L’umidità e il tempo l’hanno ridotto in misero stato. Alle pareti si vedono diverse immagini scolorite di santi e molti ex voto, tra cui una vecchia pistola e una stampella. In fondo è l’altare sormontato da una grande cornice di stucco priva di effige. Nel centro è stato posto un quadruccio con una oleografia della Sacra Famiglia. E la Sacra Famiglia, appunto, rappresenta l’antica immagine. Il Parsi narra che ne ha visto una piccola riproduzione, in cui è raffigurata al centro la Vergine seduta col Bambino sulle ginocchia, e San Giuseppe da un lato in piedi. La tela era ridotta in misere condizioni, e per non lasciarla completamente distruggere dall’umidità, è stata temporaneamente trasportata in una villa dei dintorni, in attesa che la cappella venga restaurata.

Ndr. oggi la cappella è gestita dalla basilica di Sant’Eugenio

Fonte: “Roma nei suoi quartieri e nel suo suburbio” di Guglielmo Ceroni, pubblicato nel 1942 dalla Casa Editrice Fratelli Palombi.

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