Carlo Bilotti

Carlo Bilotti, originario di Cosenza e per anni residente in Florida dove ha fatto la sua fortuna, è stato proprietario di una delle più importanti collezioni al mondo di arte contemporanea, con pezzi da Picasso a Warhol. Bilotti ha già donato alla sua città d’origine alcune opere di Greco e Consagra e al Comune di Roma venti opere di De Chirico oggi in mostra al Museo Carlo Bilotti nell’Aranciera di Villa Borghese.

“E’ morto a New York nel 2006”. Questo è il titolo di un articolo pubblicato nel 2006 (www.exibart.com) in occasione della morte del mecenate italo americano.

“Con il suo pragmatismo imprenditoriale, che poco tempo lasciava ai bizantinismi e agli opportunismi, badando al fare, era piombato come un fulmine a ciel sereno sui flemmatici ritmi romani, anzi italiani, che si riflettono – e tutti lo possono constatare – anche nei nuovi progetti museali. E lui, nel tempo che normalmente si impiega per una sola delibera amministrativa, era riuscito a passare dall’idea alla realizzazione e all’apertura del suo museo, nell’Aranciera di Villa Borghese: il Museo Carlo Bilotti.
Carlo Bilotti è morto a New York, all’età di settantadue anni, stroncato dalla malattia implacabile che una ventina di anni fa gli portò via anche una figlia ventenne. Negli ultimi tempi della malattia, se ne era tornato in quell’America che ne aveva visto i successi e l’arricchimento, lui nato in Italia, a Cosenza.
E proprio da Cosenza era ricominciato il suo trionfale rientro in patria, che lui aveva deciso dovesse passare per l’arte contemporanea. Proprio in memoria della figlia Lisa aveva creato nel complesso di Sant’Agostino un piccolo museo con le sue tele più famose, Picasso, De Chirico, Fontana, Chagall, fino alla sala dedicata ad Andy Warhol con un ritratto della moglie e della figlia. In seguito aveva creato una sorta di museo all’aperto, con cinque grandi statue di Pietro Consagra, e la città si era sdebitata intitolando a Lisa una piazza, appunto largo Lisa Bilotti.
I passi successivi sono noti un po’ a tutti, con l’arrivo a Roma e la realizzazione del museo, che – a onor del vero – dei tempi rapidi forse aveva subito anche qualche risvolto negativo, insomma da rivedere.
L’auspicio è che la dipartita del fondatore non segni un blocco del progetto, di cui la città ha comunque grande bisogno. Un museo comunque di caratura internazionale, nato sotto il segno dello stretto rapporto che legava Bilotti a Larry Gagosian ed a grandi artisti, primo fra tutti Damien Hirst. Così come Roma non dovrebbe far cadere un’altra idea partorita dal vulcanico imprenditore-collezionista, anche se ancora in alto mare, quella di realizzare un Museo Damien Hirst, che nelle prime intenzioni doveva nascere sempre a Roma, nel complesso di Villa Ada o in altra sede. Le prime dichiarazioni degli amministratori capitolini – che vogliamo prendere come impegni – parlano di continuità. Ci auguriamo che a esse seguiranno dei fatti.”

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