Villa Lina

Villa Lina o villino Fegarotti è in via Paolo Frisi 5, è un villino che si fa notare per le sue forme e le sue decorazioni particolarissime.

Nella parte più bassa di via Paolo Frisi, dietro un grande palazzo di Amedeo Luccichenti in via Francesco Denza, sorge villa Lina, forse il villino più particolare di tutta la zona, nato dalla collaborazione di due giovani artisti: il committente, Eugenio Fegarotti (1903-1973) studente ventiquattrenne, e il progettista, Alfio Fallica (1898-1971) di cinque anni più anziano e non ancora laureato.

Il villino, definito una “interpretazione mediterranea di principi razionalisti”, ha una pianta asimmetrica ad “L” in cui non esiste a un prospetto principale, ma offre varie visuali (oggi visibili a fatica, a causa della vegetazione e delle case adiacenti).

Al centro della “L”, un pronao costituito da due colonne sottili collegate con mensole alla parete a sorreggere balconi semicircolari. Dappertutto le decorazioni ideate da Fegarotti:

  • i levrieri in cemento posti a coronamento delle colonne,
  • i “Venti” di Tommaso Bertolino, cioè le maschere augurali in ceramica sui pilastri della cancellata che il vento rende vive muovendo i nastri di bronzo ai lati del capo,
  • gli affreschi inseriti nel basamento con temi futuristi di esaltazione dello sport, dell’industria, dell’ardire militare, peraltro presenti anche nell’iconografia fascista, e infine
  • le scritte all’ultimo piano con i punti cardinali.

Il primo progetto del villino è del 1926 ma fu respinto dalla Commissione Edilizia in quanto non era il linea con il barocchetto romano dominante. Allora Fallica ripresenta il progetto inserendo nei prospetti, sopra le por­te-finestre del primo piano dei timpani sottili che, appa­rentemente sorretti da sottili tubolari metallici solidali con le balaustre, danno origine a eleganti piccoli balconi e costituiscono una stilizzata citazione classica. Con una variante del 1930, presentata insieme a Duilio Cambellotti, viene costruito il garage e la cantina a valle dell’edificio in via Paolo Frisi 1 e 3 con ulteriori due maschere (di cui una perduta). L’ultimo piano, inoltre, viene innalzato e dotato di finestre circolari.

Interessante il coronamento: la parte che ospita il vano scala, contrassegnato con la scritta “NORD”, si alza sopra tre terrazze a quote diverse, con la più grande protetta da una pergola – un’immagine di sapore marino.

Particolare la vivacità cromatica originale del villino, oggi appannata da un bianco troppo uniforme, giallo nelle superfici di fondo, rosso scuro nelle colonne, nelle cornici e nella parte basamentale, e turchese per gli affreschi di facciata. Molto semplici gli interni, con due appartamenti identici ai primi due livelli mentre il secondo piano ospita lo studio di Fegarotti, a doppia altezza, con i servizi, una carriera da letto e un salotto che affaccia sulla più bassa delle terrazze mentre il vano scala prosegue all’ultimo livello con una camera e l’accesso alla terrazza con il pergolato.

Parzialmente compromessa è oggi la fisionomia originaria dell’edificio: è stato chiuso il balcone semicircolare del secondo piano, coperta a veranda la terrazza a sud-ovest, e “ornati” rispettivamente di grillage e inferriate arabescate i parapetti delle terrazze e le aperture a piano terra.

Gli interni invece, almeno nelle parti di proprietà degli eredi Fegarotti, sono rimasti immutati.

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