Sacco di Roma dei Visigoti

Come Porta Collina con i Galli nel Quarto secolo a.C., anche Porta Salaria, nonostante fosse stata irrobustita da Onorio, subì vigorosi oltraggi.  Il più grave fu quello inferto da Alarico (370-410) re dei Visigoti che prima dell’alba del 24 Agosto del 410 d.C. trovò i battenti della porta aperti e poté dilagare nella città, saccheggiandola per tre giorni.

Non sono note le modalità dell’ingresse dei Visigoti in Roma che avvenne al termine del terzo assedio portato da Alarico alla città. Che la città cadde con il tradimento, sembra confermato dall’assenza di qualunque memoria relativa a fatti d’armi o assalti dei barbari contro le mura.  Inoltre, come scrive San Gerolamo, sappiamo che Roma venne conquistata dai Visigoti nel cuore della notte e questo fatto rafforza la tesi di un’azione di sorpresa, probabilmente favorita dall’interno, non certo quella di una battaglia notturna, che sicuramente non ebbe mai luogo.  L’ipotesi più probabile è quindi che l’ingresso dei Visigoti in città sia stato favorito dai loro naturali alleati, i pagani, gli ariani o magari qualche schiavo di razza germanica rimasto, suo malgrado, sotto il giogo dei Romani.

I Visigoti, quasi appena penetrati in città appiccarono il fuoco ai grandiosi Horti Sallustiani, situati vicino alla Porta Salaria.  Poi continuarono incendi, stupri, devastazioni e violenze di ogni genere che pare risparmiassero solo le basiliche di San Pietro e San Paolo all’interno delle quali poterono rifugiarsi i romani terrorizzati.

Ma le altre chiese, i templi e le case furono devastati, come, ad esempio, l’incendio documentato della basilica di S. Maria in Trastevere.  Ma vi sono prove che non pochi altri edifici importanti subirono una eguale sorte : nel quartiere aristocratico del Celio andò bruciato il palazzo di Santa Melania e Piniano, due giovani nobili cristiane, e il palazzo dei Valerii, le terme di Decio, il Tempio di Giunone, del pari andò bruciata la grandiosa basilica Aemilia nel Foro Romano, fra la Curia e il Tempio di Antonino e Faustina; ancor oggi sono evidenti i restauri dell’età di Onorio e il pavimento sovrapposto a quello precedente, del tempo di Augusto.

Il fuoco appiccato in più punti ebbe conseguenze assai gravi per i monumenti del passato.

Alarico si allontanò da Roma portando con sé un immenso tesoro ed anche, come ostaggio, la sorella di Onorio, Galla Placidia che poi sposò suo cognato e successore Ataulfo.

Ma il re visigoto non fece in tempo a raggiungere le provincie del Nord Africa, dove era diretto, perché morì a Cosenza. Narra la leggenda che il suo corpo, con il suo cavallo e tutta la sua parte del bottino,  fu seppellito nell’alveo del fiume Busento le cui acque furono fatte deviare per l’occasione e poi reimmesse nel letto usuale.

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Porta Salaria

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Bibliografia:

  • La storia dei Parioli. Typimedia editore. pag. 47 - 50
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