Storia del quartiere Flaminio dal 1915 al 1959

Dal 1919 in poi, e almeno fino al 1934, il resto del quartiere Flaminio è costruito adattando il Piano Regolatore del 1909 alla situazione determinata dall’insediamento delle caserme a via Guido Reni e dal ridimensionamento del giardino di Villa Oblieght (tagliato in due dal nuovo viale del Vignola).

Scendendo nei dettagli, è conservato l’impianto generale del tridente come sistema viario principale ed è abolita la piazza secondaria quadrata tra via Guido Reni e viale Pinturicchio; è invece mantenuta l’attuale piazza dei Carracci a lato della via Flaminia alla confluenza tra via Sacconi e via Masaccio, e con la edificazione del complesso ICP Flaminio II sono realizzate due piazze: una piccola, piazza Perin del Vaga, e un’altra più grande su viale del Vignola, piazza Melozzo da Forlì, in cui fu fu compresa la rotonda conclusiva del viale alberato una volta interno alla villa Flaminia.

E’ del 1905 il complesso: ICP Flaminio I, tra via Flaminia e viale Tiziano prima della chiesetta di Sant’Andrea del Vignola, che rompe la regola di lasciare a verde pubblico il corridoio tra la vecchia Flaminia e il nuovo Viale Tiziano. E’ del 1919 il complesso della cooperativa di dipendenti postelegrafonici (oggi denominata Villa Riccio) progettato da E. Negri. E’ del 1919-23 la chiesa di Santa Croce al Flaminio in via Reni, a ridosso della caserma Montello. Sono del 1925-27 gli edifici del complesso ICP Flaminio II, realizzati per l’Istituto Case Popolari su progetto di E. Wittinch, A. Limongelli e M. De Renzi. Sono infine dal 1924 al 1934 il tracciamento dei lotti di testata su piazza Gentile da Fabriano tra viale del Vignola e il Tevere, l’edificazione dei quattro lotti in angolo con l’incrocio tra via Fracassini e via Tiepolo – via Correggio e – tra via Masaccio e viale Pinturicchio – della maggior parte degli isolati su via Giuseppe Sacconi, via Guglielmo Calderini e largo Cola dell’Amatrice. A lungotevere delle Navi e nei pressi di piazza Mancini, inoltre, opera l’INCIS.

Contemporaneamente alla prosecuzione del disegno d’insieme secondo il vecchio piano, il successivo Piano Regolatore del 1931 (Marcello Piacentini, Gustavo Giovannoni e altri su incarico del Governatorato di Roma) introduce alcuni cambiamenti sostanziali. A fianco di episodi secondari come l’apertura dell’ultimo tratto di viale del Vignola da via Donatello a via Flaminia, è previsto un collegamento triplo del quartiere Flaminio con la riva opposta del Tevere, tra Ponte Risorgimento e Ponte Flaminio, che doveva affiancare il vecchio Ponte Milvio.

  1. Il primo ponte è previsto in piazza Gentile da Fabriano e collega via Guido Reni con viale Angelico. Questo progetto, in effetti, è stato  realizzato ottanta anni dopo con il ponte della Musica.
  2. Il secondo collegamento previsto (e mai realizzato) è un altro ponte tra piazza del Fante e largo Antonio Sarti che, attraverso l’asse via Monte Zebio via Fracassini, avrebbe realizzato un percorso rettilineo da piazza Mazzini allo Stadio Nazionale (in corrispondenza dell’attuale piazzale Ankara). Da largo Sarti inoltre, un secondo percorso (parzialmente realizzato con l’attuale via Donatello) doveva attraversare viale del Vignola, tagliando una lottizzazione a schiera in fase di realizzazione (Villa Riccio), attraversare via Flaminia e viale Tiziano e raggiungere il nuovo piazzale della stazione Flaminia, nuovo ingresso ferroviario da Nord alla città previsto nella piana dove allora era il Campo Corse Parioli.
  3. Il terzo collegamento (l’attuale Ponte Duca d’Aosta) ha lo scopo di collegare il quartiere Flaminio al parco con impianti sportivi in costruzione sull’alta riva del Tevere, ai prati della Farnesina: il Foro Mussolini. La realizzazione del Foro era stata avviata dal 1928 dall’Opera Nazionale Balilla e la sua progettazione, nell’ultima versione del 1933, arriva a comprendere anche una proposta per il Flaminio sulla sponda opposta, in coerenza con le indicazioni del piano regolatore del 1931 per il completamento del tridente e del ridisegno complessivo dell’area delle caserme (idea che non ebbe mai seguito). Con questo nuovo ponte si vuole creare un asse viario perpendicolare a viale Pinturicchio, che avrebbe collegato ial nuovo Stadio dei Cipressi oltre Tevere con lo Stadio Nazionale.

Nel 1934, nello Stadio Nazionale, la squadra italiana di calcio vince il Campionato del mondo.

Gli anni prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale vedono la realizzazione del Foro Mussolini dal 1932 al 1938 (poi chiamato Foro Italico) e di due dei quattro ponti nuovi previsti dal piano del 1931: il Ponte Flaminio progettato da Armando Brasini (iniziato nel 1936 e terminato solo nel 1949), che diede corpo al nuovo ingresso a Roma da Nord, e il Ponte Duca d’Aosta (Vincenzo Fasolo, 1936-39), che lega, ma in maniera incompiuta, il Foro Italico al quartiere Flaminio. Per il resto, le vicende del periodo tra il 1934 e il 1948-49 sono centrate soprattutto sulla costruzione delle quattro testate d’angolo su piazza Gentile da Fabriano, sul tracciamento dei percorsi viari secondari e sull’edificazione dei lotti retrostanti, in particolare tra lvia Vasari e via Vespignani, via Bregno e via Piero della Francesca, piazza Gentile da Fabriano e via Pannini, via Tadolini e via Antoniazzo Romano.

Rimangono invece irrealizzati gli due altri ponti, quello in prosecuzione di via Fracassini e soprattutto quello di piazza Gentile da Fabriano al Foro, nonostante il completamento dei quattro grandi edifici di testata del Tridente Flaminio e dopo che, dall’altra parte del fiume, il lato nord della piazza su cui si sarebbe inserito il nuovo ponte fosse già stato delimitato in base al progetto del 1933 dalla foresteria Sud (Enrico Del Debbio, 1932-33) e dalla prospiciente Casa delle Armi (Luigi Moretti, 1933-36).

Sulla sponda destra, peraltro, rimaneva invece insoluto il lato sud della piazza in questione, quello verso viale Angelico, occupato dalla lottizzazione al Prato Falcone, del 1919-24 (peraltro situata a una quota più bassa della piazza) mentre era stata definita la vicina piazza Maresciallo Giardino, grazie alla realizzazione del Museo di Architettura militare in angolo con il lungotevere della Vittoria (1933-40) e delle due testate d’angolo tra viale Angelico, via Corridoni e la circonvallazione Clodia (realizzate tra il 1934 e il 1948). Nello stesso periodo, la questione dell’innesto del Ponte Duca d’Aosta sul quartiere Flaminio ha un andamento che nega i progetti iniziali di sistemazione dell’area: mentre sono tracciati i lotti tra via A. Romano e via Giulio Romano ed è edificato l’angolo tra quest’ultima e viale Pinturicchio (tra il 1934 e il 1938), non si da seguito alla prosecuzione del nuovo asse trasverso originato dal ponte davanti al vuoto incompiuto della piazza Mancini, dove esisteva solo il breve tratto di via Poletti dietro alla caserma Montello.

Nei decenni successivi, a fianco di costruzioni intensive degli anni Trenta e Quaranta, nella zona del Flaminio da via Guido Reni a Ponte Milvio (zona Flaminio 3), si assiste ad un proliferare di fabbricati residenziali di alto livello a firma di ben noti architetti (Giulio Gra, Moretti, Vincenzo Monaco, Amedeo Luccichenti, Annibale Vitellozzi, Pier Luigi Nervi ??). Dall’altra parte della Flaminia invece, dove era il Campo Corse Parioli c’è un enorme deposito di materiale bellico fuori uso e sorge un villaggio di sfollati, il Campo Parioli, che poi si espande anche sui ruderi dell’Ippodromo di Villa Glori.

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