Film “Una giornata particolare”

“Una giornata particolare” è un film italiano del 1977 diretto da Ettore Scola, ambientato a Roma nel blocco residenziale di enormi dimensioni in viale XXI Aprile chiamato Palazzo Federici che si svolge interamente nell’arco di alcune ore di una singola giornata.   

Il film ha assunto fin dalla sua epoca un ruolo, molto importante, di denuncia contro il fascismo, i pregiudizi e i ruoli di genere sempre a discapito delle donne, così come la persecuzione dell’omosessualità da parte del regime di Mussolini (ancora in pieno vigore nel periodo d’ambientazione del film).

Presentata in concorso al 30º Festival di Cannes, la pellicola ha ottenuto vari riconoscimenti internazionali vincendo, tra gli altri, il Golden Globe quale miglior film straniero e ricevendo inoltre due candidature al Premio Oscar, per il miglior film straniero e per il miglior attore, a Marcello Mastroianni.  La pellicola è stata selezionata tra i 100 lungometraggi italiani da salvare.

La vicenda riassume la vita di due persone: Antonietta, madre di sei figli e casalinga che pare ignorante ma in realtà profondamente infelice, è sposata con un impiegato ministeriale, fervente fascista, mentre Gabriele è un ex radiocronista dell’EIAR in aspettativa.

I due si conoscono nella giornata del 6 maggio 1938, data della storica visita di Adolf Hitler a Roma, quando Antonietta è comunque costretta a rimanere a casa, mentre quasi tutti gli abitanti del caseggiato affluiscono alla parata in onore del Führer.  Nell’enorme casermone popolare, semideserto, si accorge della presenza di un suo dirimpettaio cui chiede aiuto per la cattura dell’uccello domestico scappato dalla finestra.  Gabriele, che fino a un attimo prima stava meditando il suicidio, corre in aiuto della donna e, improvvisamente sollevato, inizia a scherzare, accenna passi di rumba con lei e le offre anche in dono il suo romanzo preferito (I tre moschettieri).

Antonietta rincasa, ma dopo poco Gabriele suona alla porta perché lei ha dimenticato di prendere il libro e si intrattiene con lei con la scusa di bere un caffè, nonostante la portinaia del palazzo sconsigli alla donna di frequentare il vicino, che lei definisce “un cattivo soggetto”, rimarcando il fatto che l’uomo è sospettato anche di essere antifascista.  Nel frattempo Gabriele scopre un album dove Antonietta conserva le fotografie del Duce, e le sistema il lampadario della cucina. Successivamente, ella va a raccogliere il bucato steso sul terrazzo e Gabriele la segue volontariamente con la scusa di passare dal terrazzo attraverso la lavanderia per non farsi notare dalla portinaia. Lei tenta di conquistarlo sul terrazzo, volendo cogliere un’occasione per fuggire dall’esistenza grama e succube e da un marito che la tradisce con una maestra di scuola. Gabriele però le deve confessare la sua omosessualità, causa principale del suo licenziamento dalla radio di Stato riprendendo una frase che Antonietta aveva scritto sull’album dedicato al Duce: “L’uomo deve essere marito, padre e soldato”, facendo capire come lui non sia nessuno dei tre.

Superato il momento di cocente delusione da parte di Antonietta, che dà anche uno schiaffo a Gabriele per poi rinfacciargli la tentata seduzione, i due si ritrovano a confessarsi i propri problemi e arrivano a consumare un rapporto d’amore.  Per Gabriele è anche il giorno in cui. per il suo orientamento sessuale, deve essere condotto al confino in Sardegna.  Antonietta lo vede mentre viene condotto via da due guardie, poco prima di ritrovarsi, dopo questa inaspettata parentesi di libertà, di nuovo costretta a tornare alla sua realtà domestica e a raggiungere a letto il marito-padrone, intenzionato a generare il settimo figlio per ricevere l’ambito premio per le famiglie numerose.

Fonte: Wikipedia

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