Al centro del quartiere San Lorenzo, sulla chiesa di Santa Maria Immacolata, c’è un campanile «copia» di quello di San Marco a Venezia.
Siamo talmente abituati ai segni che la cultura millenaria di Roma ha disseminato in tutto il mondo che facciamo fatica a vedere quello che la città è riuscita ad assorbire dall’esterno, accogliendo stili e tradizioni diverse, imitandole quando lo ha ritenuto utile e necessario. Nel cuore di San Lorenzo, un quartiere cresciuto nelle ultime due decadi dell’Ottocento per rispondere alle nuove esigenze della capitale dopo l’Unità d’Italia, c’è la chiesa di Santa Maria Immacolata e San Giovanni Berchmans.
La chiesa fu costruita tra il 1906 e il 1909 in stile neoromanico, con elementi neogotici introdotti dall’architetto Costantino Schneider, non è proprio una gran novità e può ricordare alcune chiese lombarde. Sorprendente invece, è stata la scelta, operata vent’anni dopo nel 1929, di dotare la chiesa, sul retro, di un campanile copia, in scala ridotta, di quello di San Marco a Venezia.
L’originale veneziano è alto quasi cento metri (m 98,6 per la precisione). Nato come torre di avvistamento nel IX secolo, assume la forma che conosciamo tra il XII e il XVI secolo, tra rimaneggiamenti e riparazioni di danni dovuti a fulmini (che per lui hanno sempre avuto una certa predilezione). Solo nel 1776 il campanile di San Marco sarà dotato (e difeso finalmente) da un parafulmine. Ma gli aggiustamenti proseguono fino al dramma del 1902, quando la mattina del 14 luglio il campanile crolla sbriciolandosi sulla piazza. Per miracolo non vi furono vittime (qualcuno sostenne che era morto il gatto del custode ma altri negarono). Il sindaco di Venezia di allora, Filippo Grimani, lanciò il fortunato slogan «Com’era, dov’era» e il campanile venne ricostruito per essere inaugurato il 25 aprile 1912. Solo nel 1962 e stato installato al suo interno un ascensore che consente da allora ai turisti di arrivare rapidamente ad affacciarsi là dove Goethe vide per la prima volta il mare.
La copia romana nel quartiere San Lorenzo è alta circa la metà (50 metri), la cella campanaria (che ospita sei campane in scala fuse da Pasqualini) ha tre finestre per ogni lato invece di quattro, il dado è posto al di sotto della cella stessa anziché sopra e su due facce reca un orologio. Sulla sommità non c’è un angelo (come a Venezia) ma una croce, il cui innalzamento è celebrato da un breve filmato dell’Istituto Luce.
Roma rendeva cosi omaggio al grande campanile ferito. Ma non è stata l’unica: un grattacielo di New York, la Met Life Tower, è ispirato al campanile veneziano. Una copia poi troneggia al centro del campus di Berkeley, la più antica università della California. A Las Vegas infine non si sono accontentati e per l’Hotel Venetian hanno ricostruito in scala tutta piazza San Marco. In confronto agli americani, noi romani, con quel piccolo campanile che svetta su San Lorenzo tra largo degli Osci e via dei Volsci, siamo solo dei dilettanti.
Fonte: “A Roma, in una notte, le fontane si muovono” di Paolo Fallai
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