Accademia di Danimarca

L’Accademia di Danimarca (Det Danske Institut for Videnskab Og Kunst i Rom) ha sede a Valle Giulia in via Omero 18 ed è un istituzione autonoma sotto l’egida del Ministero degli Affari Culturali Danese che ne finanzia la gestione.

MAPPA della Zona Pinciano 5 (da Villa Taverna a Villa Giulia

L’Accademia Danese ha lo scopo di conservare e promuovere lo sviluppo dei legami culturali fra l’Italia e la Danimarca, favorendo soprattutto le ricerche danesi in Italia, e pubblicando la rivista Analecta Romana Istituti Danici con la collana monografica di Supplementi.  L’Accademia è membro dell’Unione Internazionale degli istituti di archeologia, storia e storia dell’arte in Roma, dell’Associazione Internazionale di Archeologia Classica (AIAC) e della rete computerizzata internazionale Unione Romana Biblioteche Scientifiche (URBS), fondata nel 1992.

L’Accademia di Danimarca è stata fondata nel 1956 con sede nel Palazzo Primoli in via Zanardelli (dove al piano terreno è il Museo Napoleonico). Sua Maestà la Regina Ingrid, che era Presidente onorario dell’Accademia, nel 1959 ha dato vita alla Fondazione Romana della regina Ingrid, che due volte l’anno mette a disposizione dell’Accademia delle somme da utilizzare per borse di studio, escursioni di studio e acquisti per la biblioteca.

Dal 1967 l’Accademia ha sede nell’edificio donato dalla Fondazione Carlsberg e costruito su un terreno a Valle Giulia tra Villa Giulia e il parco di Villa Strohl Fern, non distante da Villa Borghese, donato dallo stato italiano.

Opera dell’architetto danese Kay Fisker, l’edificio dell’Accademia di Danimarca è unico nel panorama architettonico di Roma come espressione del funzionalismo scandinavo.  Costruito sui contrasti: luce-ombra; orizzontale-verticale; natura-artificio.

Nell’autunno-inverno 2014-2015 è stato oggetto di ristrutturazione da parte dell’architetto danese Bente Lange.

II progetto dell’edificio è dell’architetto danese Kay Fisker (1893-1965), che lo disegna tra il 1961 e il 1962, con R.D. Mortensen, S. Hegsbro, L. Rubino, e ne segue la realizzazione fino all’anno della sua morte. II complesso è stato completato nel 1967, è espressione del funzionalismo scandinavo e forse l’intervento architettonicamente più interessante a Valle Giulia, forse tra i migliori realizzati a Roma negli ultimi anni.

Lo schema planimetrico è articolato intorno a una corte centrale (un impianto tipico dell’architettura scandinava) ed è costituito da tre diversi bracci disposti ortogonalmente tra loro su di un terreno in forte pendenza, distinti in funzione delle rispettive destinazioni funzionali. Il braccio orientale è alto 3 piani e comprende gli studi, il soggiorno, i servizi e gli alloggi dei borsisti; quello occidentale è alto un piano e termina sul fronte principale con il volume a tripla altezza della biblioteca. Il braccio meridionale, molto più corto degli altri due, è destinato essenzialmente all’alloggio del direttore. Al di sotto della corte centrale è situato un piccolo auditorium per la musica e le conferenze. Tutti gli ambienti, così come gli spazi esterni, sono estremamente gradevoli e denotano una sensibilità non comune nella scelta dei materiali e nelle soluzioni di dettaglio. Il dislivello tra la quota dell’edificio e quella della strada di accesso è risolto con un’elegante scala a tre rampe che da via Omero consente di raggiungere sia l’ingresso principale posto nel piano seminterrato, sia la corte centrale.

Le dimensioni contenute, il perfetto controllo di scala, un certo carattere di rappresentatività anti-autoritaria fanno di questo edificio un esempio di architettura compiutamente «civile». I caratteri danese dell’opera si manifestano nell’adozione di una ridotta gamma di materiali e nel loro attento accostamento: mattoni gialli per il rivestimento esterno, rame per il manto di copertura e rifiniture lignee.

Nell’autunno-inverno 2014-2015 è stato oggetto di ristrutturazione da parte dell’architetto danese Bente Lange.

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  • Istituto Austriaco di Cultura
  • Accademia di Romania
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In rete:

Bibliografia essenziale

  • «Arkitektur», n. 4, 1970;
  • «Costruire», n. 74, gennaio- febbraio 1973;
  • «Architectura», n. 3, 1981; K. de Fine Licht, Accademia di Danimarca a Roma, Roma 1981;
  • «Parametro», n. 142, dicembre 1985;
  • F. Lucchini (a cura), L'area Flaminia, Officina, Roma 1988, pp. 171-73.
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