Istituto Svedese di Studi Classici

L’accademia di Svezia o meglio l’Istituto Svedese di Studi Classici a Roma è in via Omero 14.

L’iniziativa della fondazione dell’istituto nel … è dell’allora Principe Ereditario, poi Gustavo VI Adolfo, archeologo di formazione nonché appassionato di studi classici. Il Principe è presidente del primo Consiglio di Amministrazione dell’Istituto e per il resto della sua vita Gustavo Adolfo ha sempre dedicato all’istituto presenza, interesse e impegno.

L’attuale sede dell’Istituto è a Valle Giulia, in un’area messa a disposizione nel 1939 dallo Stato Italiano, in cambio di un terreno a Stoccolma, destinato a un istituto italiano. L’edificio di via Omero è realizzato grazie a una generosa donazione della fondazione Knut e Alice Wallenberg Stiftelse, disegnato da Ivar Tengbom e arredato dai designer Carl Malmsten (mobili), Elsa Gullberg e Märta Måss-Fjätterström (tessuti). Sia l’edificio che i suoi interni ancora oggi costituiscono un’interessante eredità svedese in terra romana.

Scopo dell’attività dell’Istituto è quella di offrire a universitari e insegnanti di lingue classiche svedesi l’opportunità di studiare in situ la topografia, i monumenti e l’arte di Roma e dell’Italia antica. Inoltre la pratica archeologica è stata esercitata grazie ai progetti di scavo dell’Istituto a Roma e dintorni. Dal 1930, sono organizzati corsi di storia dell’arte italiana: un corso per dottorandi incluso nel sistema universitario svedese. L’istituto organizza altri corsi, tra cui un corso di archeologia cristiana e un corso di formazione per insegnanti liceali di latino e greco.

La biblioteca dell’Istituto (ca. 60.000 volumi) è specializzata in archeologia e antichità classiche ma anche la sezione storico artistica è ben fornita. La collana pubblicata dall’istituto, gli Acta Instituti Romani Regni Sueciae, ha dato un importante contribuito, sin dall’uscita del primo volume nel 1932, attraverso gli scambi interbibliotecari, all’arricchimento della sezione di riviste e periodici. Dal 1992 viene pubblicata la collana Suecoromana. Negli anni, grazie a varie donazioni, la biblioteca si è arricchita di collezioni speciali, ad esempio la collezione Bildt (Carl Bildt 1931), con volumi su Santa Brigida e la Regina Cristina e la collezione Wetter (Erik Wetter 1975/76) sull’etruscologia. Nel 2004 è nata la serie di pubblicazioni on-line The Swedish Institute in Rome. Projects and Seminars.

Negli ultimi 50 anni l’istituto ha condotto diversi progetti archeologici in Etruria Meridionale. L’attività iniziò nel 1956 con gli scavi di San Giovenale (Blera, VT), seguiti poi dagli scavi nelle vicine Luni sul Mignone e Acquarossa (Ferento, VT). Scopo principale di queste indagini archeologiche è stato lo studio degli abitati di epoca preistorica ed etrusca. Si è trattato di un approccio innovativo alla cultura etrusca, fino ad allora conosciuta soprattutto attraverso le necropoli e i santuari. I risultati andarono ben oltre le aspettative: vennero riportati alla luce interi quartieri abitati con i relativi materiali, che consentirono di acquisire informazioni del tutto nuove.

I progetti archeologici nati dopo il 1980 hanno un carattere in parte diverso. Alcuni di essi sono stati condotti in collaborazione con gli altri istituti nordici a Roma: è il caso di Ficana, del Tempio dei Castori al Foro Romano e della Villa Imperiale a Nemi. I progetti dell’istituto si sono indirizzati sul lavoro di documentazione e su metodi non distruttivi, mentre l’attività di scavo vera e propria è stata molto limitata ed ha avuto luogo solo per rispondere a quesiti specifici. Progetti di questo genere hanno avuto come oggetto il Battistero di San Lorenzo in Lucina, l’Insula V 1 a Pompei, il Giardino della Villa di Livia a Prima Porta, le collezioni di marmi antichi di Palazzo Lancellotti ai Coronari. Esempi di indagini archeologiche più estese sono le ricognizioni intorno a Luni sul Mignone e in Campania.

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