Targa a Saverio Tunetti

In viale del Vignola, su uno degli edifici di Villa Riccio all’altezza del civico 73, c’è la targa in memoria di Saverio Tunetti, classe 1913, maestro di scuola, ufficiale, militante socialista, membro delle Brigate Matteotti, arrestato e uccisio dalle truppe Naziste nel 1944 nell’Eccidio della Storta.

Saverio Tunetti, detto “Nardo” è un ufficiale dell’Aeronautica quando arriva l’armistizio, l’8 settembre 1943.  Fugge da Roma, entra nelle Brigata Matteotti ed è inviato in Ciociaria con il compito di aiutare i prigionieri alleati a fuggire dai tedeschi.  Nella sua attività parigiana riesce a liberare trecento prigionieri alleati e per questo è ricercato dai soldati tedeschi.

Il 5 maggio 1944, si trova a Roma e, per una spiata, è arrestato dalle SS e rinchiuso nelle celle di via Tasso.  Ma Tunetti non cede a minacce e torture e, ormai fisicamente distrutto, è messo dai nazisti tra i detenuti da eliminare alla prima rappresaglia a cui sarebbero ricorsi.

Nella notte fra il 3 e il 4 giugno, mentre gli alleati si accingono a entrare da sud nella Capitale, i tedeschi in fuga caricano su due camion i prigionieri di via Tasso da deportare in Germania; sono in gran parte prigionieri politici o appartenenti al Fronte militare clandestino.  Ma il primo camion è guasto e non parte e i suoi passeggeri, tra cui il comandante delle Brigate Matteotti, Giuseppe Gracceva, sono lasciati lì (e poi saranno salvati dagli americani).  L’autocolonna tedesca si muove da via Tasso verso nord con il secondo camion pieno di prigionieri.

Il convoglio pernotta nei pressi di La Storta, sulla via Cassia e, all’alba del 4 giugno, i prigionieri sono portati al km 14,200 della via consolare, in una rimessa nella tenuta Grazioli in aperta campagna.  Secondo Paolo Monelli in “Roma 1943”, i tedeschi razziarono quel che trovarono nelle case intorno e riempirono il camion che aveva portato i prigionieri di bottino di guerra.  Per i 12 italiani e i due stranieri non c’era più posto e, nel pomeriggio, sono giustiziati in un boschetto con un colpo di pistola alla testa dal capo della colonna, un anziano ufficiale delle SS, Hans Kahrau.   Non è noto se egli abbia agito di sua iniziativa oppure se abbia dato corso a un ordine ricevuto da Erich Priebke.

La strage è passata alla storia con nome di “eccidio de La Storta” e vide la morte di dodici cittadini italiani, tra cui Bruno Buozzi, di un ebreo polacco e di un agente segreto delle forze armate britanniche,  la cui vicenda è stata a lungo sconosciuta:

  1. Eugenio Arrighi, tenente, ufficiale di collegamento con l’esercito alleato (Fronte militare clandestino),
  2. Alfeo Brandimarte, nato a Loreto (Marche) il 31/1/1906, ingegnere, Maggiore delle Armi Navali, Medaglia d’oro al valor militare (Fronte militare clandestino),
  3. Bruno Buozzi, nato a Pontelagoscuro (Ferrara) il 31/1/1881, operaio, dirigente sindacale, già deputato del PSI (Brigate Matteotti),
  4. Luigi Castellani, nato a Roma il 19/5/1904,  insegnante, impiegato Ministero Interni (Partito Socialista italiano),
  5. Vincenzo Converti (o Conversi), ragioniere (Brigate Matteotti),
  6. Libero De Angelis, nato a Roma il 7/1/1922, meccanico autista, sottotenente (Fronte Militare clandestino),
  7. Edmondo Di Pillo, nato a Popoli (Pescara) il 20/5/1904, ingegnere, tenente di Fanteria, collaboratore della V Armata Americana, Medaglia d’oro al valor militare,
  8. Pietro Dodi, nato a Firenze il 4/9/1880, generale di cavalleria nella riserva, Medaglia d’oro al valor militare (Fronte militare clandestino),
  9. Lino Eramo, nato a Gioia del Colle (BA) il 16/11/1895, avvocato del Foro di Roma (Fronte Militare clandestino),
  10. Alberto Pennacchi, nato a Roma il 17/7/1907, tipografo iscritto al Partito Socialista Italiano (Brigate Matteotti),
  11. Enrico Sorrentino, nato a Napoli nel 1902, Capitano di Fanteria, collaboratore degli Eserciti Alleati (Fronte militare clandestino),
  12. Saverio Tunetti, tenente (Fronte militare clandestino)
  13. Borian Frejdrik, chiamato “Raffaele”, ingegnere ebreo di nazionalità polacca al servizio dell’esercito alleato (Brigate Matteotti),
  14. Gabor Adler, alias il capitano inglese “John Armstrong”‘, alias “Gabriele Bianchi”, volontario ungherese inviato a Roma dagli inglesi in azione di spionaggio. Sepolto al Cimitero del Verano, nel riquadro 5 accanto alla tomba di Bruno Buozzi.

Tratto da un testo di Giorgio Panizzi che ringraziamo.

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