La città che avanza Giacomo Balla, del 1942, è un olio su tela (cm 67,5 x 103,5), oggi in una collezione privata a Roma.
Un titolo futurista per una delle più singolari vedute dell’ultimo Giacomo Balla. Siamo nel 1942 e l’artista, sollecitato dalla guerra, esce dal suo polemico isolamento per ritrovare qualcosa della sua antica vena sociale. Dalle finestre di via Oslavia dipinge due quadri di taglio quasi giornalistico, “La fila per l’agnello” e “La fila per la verdura”.
Questa veduta del lungotevere Flaminio, con il cantiere del lungotevere della Vittoria in primo piano e sullo sfondo Villa Balestra, fa ripensare ai suoi esordi, ai cantieri della “Giornata dell’operaio” e ai quadri del suo allievo Boccioni. La cornice, fatta apposta per sottolineare con il rilievo di finti ferri e bulloni la tematica del quadro, ci riporta al suo straordinario «artigianato» futurista.
Ma, più ancora che nel tema, la statura dell’artista si rivela nella qualità della pittura, che splende di luce propria, accecante, senza paura di affrontare i riflessi e le ombre più decise, di spezzare I’equilibrio della composizione con le diagonali del primo piano.
Una pittura ricca di storia, ma forse in quel momento anche la più «moderna» che si facesse a Roma, attenta com’era alla nuova realtà urbana e allo stesso tempo disillusa verso le ideologie, obbiettiva, distaccata. Una pittura che dimostra come l’eclettismo di Balla fosse sempre attento a ciò che si andava facendo.
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Bibliografia: Valerio Rivosecchi e Antonello Trombadori “Roma appena ieri nei dipinti degli artisti italiani del Novecento”