La mattina dell’11 marzo 1918, lo sparo a salve delle artiglierie risvegliava i romani lanciando il primo «segnale di pericolo di incursioni aeree» sui cieli della Città Eterna. Nella notte un dirigibile Zeppelin tedesco aveva bombardato Napoli, sbagliando obiettivi e facendo una strage di civili.
Dall’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale – il 24 maggio 1915 – si erano già registrati centinaia di raid austriaci e tedeschi, con aerei o dirigibili, che avevano colpito le fabbriche e le città nelle vicinanze del fronte (in particolare Padova e Venezia) provocando 984 morti e 1.100 feriti. Erano state bombardate pesantemente anche Londra e Parigi. Nessuno, però, si aspettava un attacco così a Sud.
Roma, come Napoli, era completamente impreparata a questa evenienza. Di rifugi a Roma non c’era neppure l’ombra! Pochi giorni prima però, il prefetto aveva dato istruzioni per oscurare la città, Vaticano compreso, introdotto la limitazione notturna del servizio tranviario e imposto la drastica riduzione dell’illuminazione esterna dei negozi. A testimoniare il caos di quel primo allarme basti pensare al fatto che al sindaco Prospero Colonna – al suo secondo mandato dopo le dimissioni rassegnate nel 1904 per la forzata rinuncia (causa dissesto finanziario) all’organizzazione della IV edizione dei Giochi Olimpici del 1908, che erano stati assegnati a Roma dal Comitato Olimpico presieduto da Pierre de Coubertin – il telefono di casa era stato staccato e il sindaco si era ritrovato nell’impossibilità di ricevere notizie e impartire ordini.
Ventisei posti di rifugio sono aperti a Roma con fanali rossi alla porta (antesignani delle centinaia che sarebbero stati necessari in seguito per la Seconda Guerra Mondiale). Nel territorio dell’attuale Municipio II e nelle vicinanze: via Maria Cristina 9 (presso Ponte Margherita); via Flavia 42 (presso Porta Pia); via Porta Salaria 49 (l’attuale via Piave); via Salaria 58 e 73; viale della Regina 181; via Po 39; via Tiburtina 63 e 73.
Fonte: http://www.lorenzograssi.it/index.php/2018/03/11/il-primo-allarme-a-roma/
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