Sedia del Diavolo

La Sedia del Diavolo o Sepolcro di Elio Callisto è un rudere che sorge al centro di piazza Elio Callisto.

In una anonima piazza del quartiere Africano, stretta tra palazzi, spaesata in mezzo a tanto cemento e completamente invisibile a chi percorre la via Nomentana, sorge la Sedia del Diavolo.

E’ un grande monumento sepolcrale romano, che sorgeva sopra una collinetta lungo la via Nomentana il cui antico percorso nella campagna era tutto un saliscendi e curve, ben distante dal monotono rettilineo attuale.  In quel tratto infatti, la via Nomentana scendeva verso la valle del fosso che portava all’Aniene l’acqua che sgorgava vicino la via Casilina (l’Acqua Bullicante), trasformato oggi nel vallo dove passa la ferrovia Roma-Napoli.

La costruzione davanti a noi è quello che rimane di una grande tomba di un nobile romano, forse Elio Callisto liberto di Adriano, di fine architettura e decorazione, nei secoli ridotto a una forma che può far pensare a un grande seggio, isolato nella campagna e ben visibile da lontano, specie di notte quando era illuminato dai fuochi accesi dai viandanti che vi trascorrevano la notte.  Ed è proprio a causa di queste visioni notturne, tutt’altro che tranquillizzanti per la presenza intorno a Roma di briganti, che il sepolcro già nel medio evo è ribattezzato con il nome che gli è rimasto ancora oggi: la sedia del diavolo.

La piazza in cui adesso sorge si chiamava piazza della Sedia del Diavolo ma, verso gli anni cinquanta, ci fu una richiesta degli abitanti della piazza che, non contenti del nome che a loro dire evocava connessioni sataniche, imposero al Comune di cambiarlo nell’attuale: piazza Elio Callisto.

Il sepolcro si conserva su tre lati mentre sono scomparse la parte anteriore e la copertura.

La sobria costruzione ha una struttura a tempio ed è realizzata in finissimo laterizio policromo, con paraste sormontate da raffinati capitelli corinzi.  L’edificio si sviluppava su due piani collegati da una scala. La camera inferiore, semi-ipogea, è la cella funeraria e presenta due arcosoli per parete disposti simmetricamente, al di sopra dei quali sono le nicchie che contenevano le celle cinerarie.  Il pavimento era realizzato con tessere bianche di mosaico e le pareti affrescate sorreggevano una volta a vela.  La camera superiore era utilizzata pere i riti funerari.  L’ambiente presentava una decorazione più ricercata e movimentata, oggi appena intuibile.  Sulla parete di fondo si apre un’ampia nicchia, inquadrata in un’edicola aggettante sorretta da due colonne laterizie, il timpano è curvo e la calotta di stucco a forma di conchiglia.  Nelle pareti laterali, le nicchie sono rettangolari e sormontate da un timpano sorretto da mensole, mentre la copertura a volta è stata ottenuta coprendo la camera quadrata con una calotta sferica poggiante su pennacchi angolari, sistema all’avanguardia per l’epoca di costruzione del monumento.

La storia di questo area è molto più antica di questo rudere della Roma imperiale, risale infatti all’era preistorica: la Cava della Sedia del Diavolo, infatti, con Saccopastore (nel Quartiere delle Valli) e Monte Antenne, è un sito in cui sono stati fatti importanti ritrovamenti preistorici (vedi La preistoria del Municipio II).

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