Botteghe di piazza Ungheria

Negli anni Quaranta e Cinquanta, piazza Ungheria è un incrocio di strade  non troppo trafficate con al centro la piattaforma rotonda del “pizzardone” che regola i flussi di traffico e intorno ampi marciapiedi che consentono agli abitanti di sostare, incontrarsi, conoscersi.  A lavorare si va “a Roma” ma la vita è qui. 

Le botteghe sono tutt’intorno. La panetteria è all’inizio di via Panama (dove oggi è il ristorante Il Ceppo): lì le donne vanno a cuocere i cannelloni, la parmigiana  di melanzane e tutte le pietanze che richiedono il forno.  La salsamenteria è all’inizio di viale Rossini.  Lì a fianco aprono il tabaccaio e la farmacia (che ci sono ancora).  Il fruttivendolo è in piazza Cuba (dove ora c’è una banca).  Alcuni banchi di contadini, che ogni giorno vengono dalla campagna, sono tutte le mattine sul marciapiede tra viale Liegi e viale Rossini; l’ultimo banco, all’angolo con via Guido d’Arezzo dove ora c’è la Pescheria Rossini, è il pescivendolo, vicino al quale c’era un “nasone”: la fontanella che lui usava per lavare il pesce.

La domenica ci si incontra tutti all’uscita della messa.  Dopo i dovuti saluti, si compra il giornale nell’edicola che è proprio lì nel grande marciapiede davanti alla chiesa, si attraversa la strada per fare un salto nella rosticceria Casella, rinomata per i calzoni fritti.  Infine si entra nel Caffè Hungaria per compiere il rito domenicale delle “pastarelle” e uscire con un vassoio colmo di diplomatici, bigné, ma anche con mont blanc, profiterolles, crostate e torte di vario genere.  Emulo del celebre caffè New York di Budapest, il caffè di piazza Ungheria, oltre a diventare famoso per i suoi gustosissimi arancini, è il primo american bar dei Parioli, dove si possono degustare cocktail dello stesso livello di quello dei bar di via Veneto e assaggiare i primi hamburger, una moda portata qui dai militari americani nel 1945. Nel dopoguerra, la sua offerta di pasticceria e gastronomia diventa rapidamente nota in tutta la città e, negli anni del boom l’Hungaria, diventa uno dei miti della vita pariolina e romana.

Negli anni Cinquanta le bancarelle sono spostate dall’altra parte della piazza, in via Vittorio Locchi, dove è sistemato provvisoriamente il mercato rionale.

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