Capate

Antoine Jean-Baptiste Thomas (1791-1834). 1823, Collezione privata

Le capate erano le incursioni di branchi di vacche e vitelli che entravano a Roma nel giovedì e venerdì per raggiungere i luoghi dove venivano macellati, trasformati in “tagli di carne”, più o meno pregiati, e poi offerti sulle tavole di chi poteva permettersi di mangiare carne (nobili, ecclesiastici, ricchi borghesi).

Fino a quando, intorno al 1822, fu costruita l’Ammazzatora, le stabilimento che oggi si sarebbe chiamato “mattatoio”.

Dice il Belli:

“quando tante vaccine indiavolate
se vedevano annà tutte alla sciolta”
e bastava che un vitello uscisse dal branco per vedere una “corrida” casalinga tipo quella che oggi avviene a Pamplona e a Saragozza nella festa di San Firmino.

“Che ride era vedè pe le pavure
l’ommini mette mano a un portoncino
e le donne scappa co le creature.”

Nel 1825, quando fu inaugurato il Mattatoio appena fuori porta del Popolo, tutto finisce:

“Co’ st’antre ammazzatore1 sgazzerate (“Con quest’altro mattatoio sgangherato)
Ch’hanno vorzuto arzà ffora de porta, (che hanno voluto realizzare fuori Porta del Popolo,)
Nun ze disce bbuscìa che Rroma è mmorta (non si dice una bugia affermando che Roma e’ morta)
Più ppeggio de le bbèstie mascellate.”  (peggio degli animali macellati.)

Quel mattatoio viene ampliato da Gioacchino Ersoch che poi realizzerà il mattatoio a Testaccio.

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Fontana di piazzale Flaminio

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