Su piazzale Flaminio, addossata alle Mura Aureliane, a destra di Porta del Popolo, c’è una fontana oggi è parzialmente coperta dalla balaustra del sottopasso pedonale e utilizzata dal fioraio che ha il chiosco lì vicino per tenere in fresco i fiori.
La fontana è costituita da una grande vasca rettangolare di laterizio, con bordi e basi di travertino, con al centro lo stemma del Comune di Roma e la scritta latina che indica l’anno di costruzione, il 1886. Ai fianchi due cubi dello stesso materiale, sormontati da sfere da cui altrettante cannelle versano getti d’acqua.
L’attuale fontana è stata quindi realizzata nell’ambito dei lavori di allargamento di Porta del Popolo di fine Ottocento, ma qui una vasca ci sta da secoli e da secoli l’acqua proviene dall’acquedotto dell’Acqua Vergine che entra a Roma ortogonale al viale del Muro Torto, infilandosi sotto il Pincio a meno di cento metri da qui.
Nel 1886 infatti, la fontana decorativa che oggi si vede sostituisce una vasca più semplice che funzionava da abbeveratoio per le bestie destinate a finire sulle tavole dei romani, specie di quelli più ricchi. Per secoli, infatti, ogni giovedì notte, i vaccari ammassavano manzi, vitelli, maiali, portati dalla campagna per condurli, quando all’alba Porta del Popolo si apriva, nei palazzi delle famiglie nobili romane e nelle botteghe dove venivano macellati. Questi percorsi del bestiame dentro le strade e i vicoli di Roma, spesso pericolosi per l’incolumità dei passanti, erano dette le “capate”.
Anche i pastori che venivano a Roma a vendere i loro formaggi utilizzavano questo slargo come area di sosta per le greggi (che non potevano entrare in città) e spesso chi entrava o usciva dalla città doveva farsi largo tra animali, cani da guardia, fango e odori. Lo scolo dell’abbeveratoio formava un ruscello che correva lungo le Mura (sull’attuale via Luisa di Savoia) verso il Tevere.
Per evitare queste soste maleodoranti, Candido Valli, proprietario di uno dei palazzi di piazzale Flaminio (Palazzo Valli, appunto), e i suoi eredi pagarono al comune il “diritto di pascolo” sulla piazza fino al 1945.
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Capate
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