Ammazzatora

L'”Ammazzatora” (come si chiamava in dialetto romanesco il primo mattatoio comunale di Roma) è stato realizzata nel triangolo di terra tra le Mura Aureliane, il Tevere raggiungibile da vicolo dell’Ammazzatora, l’attuale via Luisa di Savoia.

A fine Ottocento, a poche decine di metri da Porta del Popolo, più o meno sull’attuale angolo tra via Luisa di Savoia e via Principessa Clotilde, le mura piegavano a 45° sulla sinistra e raggiungevano il fiume verso Ripetta lasciando fuori un triangolo di terra dove fu realizzata la Legnara Nuova, poi chiamata la Legnara.

Tra i tanti lavori programmati da Camille de Tournon, Governatore di Roma per conto dell’Imperatore Napoleone I, c’è anche la trasformazione dell’area in cui sorgeva la Legnara nel primo mattatoio pubblico.

Con la costruzione del mattatoio, si vuole evitare le uccisioni degli animali dentro le mura della città e, nello stesso tempo, mettere fine alle “capate”, corride improvvisate che si tenevano pericolosamente per le strade di Roma il venerdì all’alba, quando i butteri introducevano manzi, pecore, maiali in citta’ da porta del Popolo, per portarli nei diversi punti della città (palazzi nobiliari, conventi e botteghe dei “macellari”) dove gli animali venivano uccisi e le carni lavorate e (nei macelli) vendute.

E il Belli, nel sonetto “le capate” in stretto dialetto romanesco, critica fortemente questa innovazione considerata da molti romani perfettamente inutile.

La presenza del mattatoio spiega perché in alcune mappe di quel tempo questa zona tra piazzale Flaminio e il fiume è chiamata “campo boario” cioè dei buoi e il vicolo da Porta del Popolo al fiume, dove oggi corre via Luisa di Savoia, era chiamato vicolo dell’Ammazzatora.

Dopo la progettazione di G. Valadier nel 1822 il lavoro è effettuato, qualche anno più tardi, dall’architetto G. B. Martinetti su incarico di papa Leone XII Della Genga (1823-1829).

Nel 1868, sotto il regno di papa Pio IX, il marchese Cavalletti ne ordina a completa ristrutturazione del complesso, affidando l’incarico all’architetto Gioacchino Ersoch, che costruisce diversi edifici e rinnova gli impianti esistenti.

Il mattatoio rimane in questa area fino al 1888, quando è spostato sotto il monte Testaccio.  I lavori del nuovo mattatoio sono seguiti dallo stesso Ersoch.

Da allora l’area in cui era l’Ammazzatora, tra il tratto di mura che oggi non esiste più e il fiume, venne chiamata Vecchio Macello e qui è realizzata, in asse con piazza del Popolo, via Ferdinando di Savoia verso il nuovo  Ponte Margherita (oggi rione Campo Marzio).

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Via Luisa di Savoia

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