L’enigma di Diana

Una dea misteriosa, a tratti solare e a tratti crudele. Artemide, che, che i Romani chiamarono Diana, aveva molti ruoli, anche in apparente contraddizione tra loro. Arciera infallibile e protettrice delle partorienti, vergine irascibile venerata dalle temibili Amazzoni e legata al ciclo lunare e alla fecondità. Soprattutto, strettamente connessa alla natura selvaggia. “Artemide pure, la rumorosa dea dal fuso d’oro, non cedette all’amore di Afrodite, dal dolce sorriso. Artemide cosi come la natura è ritrosa,” recita un inno attribuito a Omero. 

Nel 1923, nel corso degli scavi necessari a realizzare le fondamenta di un palazzo nei pressi della signorile via Po, la benna di una ruspa, dopo aver distrutto un’intercapedine, si ritrovò di colpo
a dondolare nel vuoto. Si può immaginare la preoccupazione sul cantiere per una situazione che a Roma si verifica di frequente: a una scoperta archeologica seguono, per forza di cose, sopralluoghi e studi che fatalmente allungano la durata dei lavori di mesi o addirittura anni. Fatto sta che, dell’oscurità, apparve una stretta scala in discesa, che conduceva a un misterioso ambiente allungato.

Anche se ci troviamo nell’area di uno dei molti grandi cimiteri della Roma antica, l’ipogeo non è una tomba né un mausoleo. Ospita invece una grande vasca, nella quale si può scendere tramite ampi gradoni, e una sorta di piccola abside affrescata con l’immagine della dea cacciatrice nell’atto di estrarre una freccia dalla faretra, affiancata da due cervi.  Sulla destra dell’abside, una ninfa anonima guarda verso la dea mentre accarezza il muso di un capriolo.

Archeologi e storici si sono a lungo interrogati sulla funzione di questo piccolo luogo sotterraneo: curioso ninfeo nascosto oppure tempio di un rito iniziatico legato all’estasi e ai bagni rituali? Difficile dirlo, anche se ognuno ha espresso la propria teoria.  L’unica cosa certa è che il posto d’onore in questo ambiente enigmatico è riservato a lei, la dea ritrosa che nel Medioevo cristiano era spesso immaginata alla guida dei più sfrenati sabba delle streghe.

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Via Livenza

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