Omicidio-suicidio del Marchese Casati Stampa

Il 30 agosto 1970, il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino di 43 anni è trovato morto con la moglie Anna Fallarino, di 41 anni, e l’amante della marchesa, il giovane Massimo Minorenti, di 25 anni. Il fatto avvenne nella residenza romana del marchese in via Puccini 9, un attico all’angolo con via Pinciana con una splendida vista su villa Borghese.

Dopo una breve ricognizione della polizia, fu chiaro che il marchese aveva ucciso a colpi di fucile da caccia i due amanti e poi si era suicidato.

All’inizio, sembrò il classico dramma della gelosia, ma subito dopo emerse una realtà torbida e difficilmente spiegabile: il marchese era solito offrire la propria bella moglie a sconosciuti, perché si accoppiassero sessualmente con lei in sua presenza. Fotografava, inoltre, la moglie in pose oscene e la mostrava, così ritratta, ad amici e conoscenti. Casati aveva speso un miliardo per annullare il precedente matrimonio e sposare la Fallarino. Poi l’aveva data continuamente ad altri uomini, osservandola e fotografandola durante gli amplessi. Improvvisamente però esplose la sua gelosia che finì in tragedia. Perché?

Camillo Casati Stampa discende da una nobile e ricchissima famiglia. Da bambino era molto viziato e solito ad eccessi improvvisi di collera, che non lo abbandonarono per tutta la vita. Da adulto si divideva, sostanzialmente, tra la mondanità, la caccia e l’enigmistica. Nel 1950, il marchese sposa Letizia Izzo, una ballerina da cui l’anno successivo avrà una figlia. Otto anni dopo, si separerà presso la Sacra Rota dalla prima moglie e nell’aprile del 1959 sposerà civilmente Anna Fallarino. Durante la prima notte di nozze, il marchese offre i favori della moglie ad un cameriere del lussuoso albergo dove alloggiano, e assiste al loro amplesso.

Anna Fallarino nasce in una famiglia poverissima di Benevento. Abbandonata a 3 anni dalla madre, che scappa con l’amante, vivrà fino all’adolescenza nella città natale, per abbandonarla a 16 anni, trasferendosi a Roma in cerca del successo e della ricchezza. La sua aspirazione è il cinema. Farà solo la comparsa in un film di Totò. A trarla dall’indigenza e la mediocrità sarà Peppino Drommi, facoltoso ingegnere, che sposerà lo stesso anno in cui il marchese Casati porterà all’altare la prima moglie. Bella e prorompente, la Fallarino sarà una delle prime donne a farsi inserire protesi mammarie, i cui resti di silicone saranno evidenti sul suo cadavere, riverso nella poltrona, nel pomeriggio del 30 agosto 1970.

Massimo Minorenti, quando muore, ha 25 anni. Proviene da una modesta famiglia romana di piazza Vescovio. È uno studente universitario di lungo corso iscritto a Scienze politiche e militante del MSI, che frequenta la Roma dei Parioli con aspirazioni da playboy. Dopo esser stato preso nella rete dei coniugi Casati, sembra innamorarsi della bella Anna, da cui è ricambiato. La loro storia, iniziata con il tacito assenso del marchese, che si compiace dei racconti erotici della moglie, si concluderà nel sangue.

Questa è una storia d’altri tempi. Si erano appena spenti i clamori del ’68 e già si affacciavano gli anni di piombo, mentre Edvige Fenech si spogliava nelle sale cinematografiche; Paolo Villaggio ci raccontava le improbabili vicende del ragionier Fantozzi sulle pagine dell’Europeo e Lucio Battisti cantava Emozioni per i neoromantici. Nel mondo iniziavano a volare i Boeing 747 e la terra sembrò più piccola. La Cina entrò a far parte dell’ONU e Willy Brandt aprì all’est europeo, riconoscendo l’altra parte della Germania al di là del muro. Una ventata di unità e di riavvicinamento tra i popoli che svanì subito. Di lì a poco il colonnello Gheddafi cacciò gli italiani dalla Libia, gli inglesi sparsero sangue di irlandesi innocenti nel Bloody Sunday, in Medio Oriente scoppiò la guerra del Kippur.

Erano di proprietà del Marchese Casati, tra l’altro, l’isola di Zannone e la splendida villa di Macherio, a nord del parco di Monza. Alla morte del padre divenne della figlia del Marchese che essendo in giovane età ebbe un tutore: l’avvocato Cesare Previti che fece in modo di vendere, anzi svendere si dice, la villa al cavalier Berlusconi.

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