Storia

Villa Albani è stata la villa di campagna dal cardinale Alessandro Albani, nipote del papa Clemente XI, edificata dall’architetto Carlo Marchionni su commissione, in una grande proprietà tra via Salaria ed il vicolo della Fontana, che già nel 1748 nella pianta del Nolli figurava come “villa Accoramboni Ercolani ed Orsi ora Alessandro Albani card.”.  i lavori sono portati a termine nel 1758.

Il cardinale Albani è un grande appassionato ed esperto di arte classica e, seguendo la tradizione delle ville suburbane, fa della sua villa un luogo di delizie culturali. Raccoglie nella sua residenza una vastissima collezione di opere, vi organizza concerti, danze e commedie e vi ospita numerosi artisti e antiquari così da farne uno dei più rinomati centri culturali europei del secondo ‘700.Tra le personalità di maggior spicco che risiedettero nella villa ricordiamo Johann Joachim Winckelmann che ne fu bibliotecario e che qui scrisse il suo celebre trattato di storia dell’arte nell’antichità e Anton Rafael Mengs, considerato uno dei maggiori teorici del Neoclassicismo.  Winckelmann è il padre del gusto antiquario e l’inventore delle teorie estetiche neoclassiche attraverso la rilettura delle opere dell’Antichità. E’ a lui che va attribuita l’elaborazione del programma iconografico seguito da Anton Raphael Mengs, che culmina nella realizzazione del Parnaso sul soffitto del salone al piano nobile della Villa.  E’ lui che introduce una nuova concezione del “”collezionismo””. Fino ad allora infatti, le opere d’arte classiche ritrovate sono servite per abbellire le dimore della nobiltà, qui invece ha origine l’archeologia, intesa come strumento per comprendere i popoli antichi ed illustrare l’arte nei secoli e, anche grazie a questo approccio scientifico, che si concretizza nella collezione dl cardinale Albani,, nasce a Roma il movimento neoclassico in cui operarono personaggi locali e internazionali, tra cui Francesco Piranesi.

Nel periodo dell’occupazione napoleonica la favolosa collezione di sculture antiche del Cardinale è depredata dai francesi e dopo il 1815, alla restaurazione, soltanto poche opere tornano a Roma. Il principe Albani infatti, non vuole sostenere le spese di trasporto da Parigi a Roma e ne vende una parte al Re di Baviera.

Nel 1868 la villa è acquistata dai Torlonia che trasferiscono buona parte della collezione nel proprio palazzo in Via della Lungara.  Alessandro Torlonia fa realizzare diversi lavori di restauro e fa incidere sulla facciata le seguente targa a caratteri bronzei: ALEXANDER ALBANI VIR EMINENTISSIMUS INSTRUXIT ET ORNAVIT / ALEXANDER TORLONIA VIR PRINCEPS IN MELIUS RESTITUIT (L’eminentissimo signor Alessandro Albani costruì e adornò, / il principe Alessandro Torlonia restaurò al meglio).

Nel settembre del 1870, Raffaele Cadorna stabilisce qui il suo quartier generale e in una delle stanze della villa, dopo la breccia di porta Pia e la conquista di Roma da parte dei piemontesi, la resa di Roma da parte dello Stato Pontificio è firmata da Hermann Kanzler.

Pochi decenni dopo il parco della villa è soggetto a una lottizzazione. Nasce via Adda, via Basento, via Po, Viale Regina Margherita e scompare tutto il parco a nord ovest della Casina nobile.

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