Fulco Pratesi e Villa Sacchetti

“Nella grande proprietà abbandonata – ci racconta Fulco Pratesi a via Taramelli, parlando di Villa Sacchetti, lui che ai Parioli c’era nato –  c’erano campi coltivati, vigne e frutteti (specialmente di pera, da cui il nome di monti Peraioli),  Nei frutteti erano roccoli per l’uccellagione (reti fisse per la cattura di piccoli uccelli).  Allora, da queste parti c’era ancora la passera lagia, una specie oggi scomparsa in tutto il Lazio”. 

Il parco fu lottizzato negli anni Trenta, quando fu tracciato viale dei Martiri Fascisti (l’attuale viale Bruno Buozzi), e si iniziò a costruire, demolendo il casino nobile Sacchetti. La maggior parte delle palazzine furono costruite dopo la guerra.  Tra i costruttori, il padre di Fulco e il nonno del Ghira, diventato tristemente famoso per il triste episodio del Circeo.

Erano gli anni Quaranta – continua il racconto di  Fulco Pratesi – ero bambino e con altri amichetti si esplorava il grande giardino della villa, abbandonato da decenni.

In lontananza, sentimmo una musica dolce.  Ci incamminiamo in quella direzione e in una valletta vediamo un grande gregge che pascolava.  Su un piccolo montarozzo, un pastorello suonava uno strano strumento.   Ci avviciniamo.  Il pastorello smette di suonare e accetta di farci vedere il flauto, da lui stesso costruito.  Alla mia richiesta di averlo, fissa il prezzo: una lira.  Non era poco ma ero colpito dalla soavità della musica che da quel piccolo e semplice strumento si poteva tirar fuori.  Corro a casa.  Mi faccio dare da mamma la lira per avere il flauto e poter finalmente produrre lui quel suono così dolce.  Torno, sempre di corsa, dal pastorello per concludere l’affare”.

Ovviamente, nonostante gli insegnamenti del piccolo venditore e gli sforzi del piccolo acquirente, mai nessuna nota, degna di questo nome, usci più da quel piccolo flauto.  Poche anni dopo, su quegli stessi prati, il giovane Fulco Pratesi andava a caccia.

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